Legge Elettorale. La Consulta decide sui referendum per abrogare il Porcellum

E’ iniziata al palazzo della Consulta la camera di consiglio ‘partecipata’ con l’audizione presso i giudici della Corte Costituzionale delle parti per analizzare l’ammissibilità  dei referendum abrogativi della legge elettorale. I 15 giudici decideranno dei quesiti firmati da 1,2 milioni di cittadini per l’abrogazione del Porcellum. I giudici della Consulta dovranno valutare anzitutto se la richiesta referendaria è ammissibile o meno. Vanno verificate le condizioni di chiarezza, omogeneità o non contradditorietà dei quesiti e anche la matrice unitaria della richiesta. Il giudizio, come da prassi, avviene in camera di consiglio. Gli avvocati dei comitati promotori stanno già tenendo le loro conclusioni e ribadiscono l’ammissibilità dei referendum. Dopo queste esposizioni, si allontanano dalla camera di consiglio e i 15 giudici decidono con un ‘si’ o un ‘no’ sull’ammissibilità della richiesta.

Il verdetto potrebbe arrivare oggi stesso o al massimo slittare a giovedì mattina. La Corte decide con sentenza da pubblicarsi entro il 10 febbraio, in base alla legge 25 maggio 1970, n. 352.

Quello all’esame della Consulta è un caso senza precedenti: in passato i referendum in materia di legge elettorale sono stati sempre manipolativi, cioè cambiavano parti precise della legge in vigore, lasciando in vita un sistema di voto valido. In questo caso si tratta di un referendum abrogativo: i giudici dovranno stabilire la possibilità di un eventuale ritorno al ‘Mattarellum’ una volta abrogato il ‘porcellum’. E su questo aspetto nei giorni scorsi sono trapelate alcune indiscrezioni sugli umori dei giudici costituzionali che hanno fatto parlare di un rischio bocciatura del referendum elettorale per il timore che si crei un vuoto normativo se passassero i quesiti. La Consulta ha bollato questa ricostruzione come “fantasiose illazioni”. Il punto è che abrogare una legge elettorale non comporta l’automatica reintroduzione del precedente sistema in uso. Due, infatti, sono i quesiti presentati: il primo chiede l’abrogazione totale della legge elettorale firmata dal leghista ‘Calderoli’, che ha introdotto il sistema maggioritario con un forte premio di maggioranza e liste bloccate. Il secondo chiede di abrogare le modifiche introdotte dal  ‘porcellum’ con l’obiettivo di lasciare intatte le norme del ‘Mattarellum’ che, ad avviso del Comitato promotore, potrebbero rivivere.

Tra i promotori del referendum c’è nervosismo e parlano di una pressione di Pdl, Pd e Udc sulla Consulta per togliere di mezzo il referendum, che sostiene un sistema maggioritario, per approdare a un riforma in senso proporzionale della legge elettorale. Tra poche ore o la massimo entro giovedì mattina si conoscerà la decisione dei giudici costituzionali.

C’è anche una nota di colore in questa decisione fondamentale per il futuro politico italiano e dello stesso governo Monti. Tra i giudici che stabiliranno l’ammissibilità dei referendum c’è anche Sergio Mattarella, avvocato, eletto dal Parlamento nell’ottobre 2011, colui che scrisse la legge elettorale, ribattezzata ‘Mattarellum’, che potrebbe tornare in vigore in caso di esito positivo del referendum.

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