Proposte di legge, programmi elettorali, strategie politiche, candidati alle elezioni, dalle amministrative locali alle Europee, riorganizzazione del Movimento, ma anche leadership e alleanze politiche, dal contratto con la Lega all’accordo con il Pd: è vasta la collezione di temi su cui i Cinque Stelle hanno fatto ricorso al voto su Rousseau, una delle principali eredità del fondatore, Gianroberto Casaleggio, la piattaforma studiata come strumento di democrazia on-line, finita anche nel mirino di hacker, di critici convinti che non sia un sistema effettivamente rappresentativo, nonché del Garante della privacy.
In rete dal 12 aprile 2016, Rousseau è sostenuto anche da una raccolta fondi che in un anno frutta un milione di euro, anche se sono sempre meno le donazioni che arrivano dai parlamentari, che per “contratto” dovrebbero devolvere 300 euro delle loro indennità.
Ora vuole un voto anche sul governo Draghi Davide Casaleggio, il figlio del fondatore, che ha girato l’Europa presentando la piattaforma per la gestione del movimento nelle sue varie componenti elettive e la partecipazione degli iscritti, oggi 188.549, di cui 119.918 con diritto di voto.
La prima delle 334 consultazioni (6.913.886 di preferenze espresse) risale al 5 luglio 2016: Lex Iscritti, si scelgono due fra 129 proposte di legge che i ‘portavoce’ stellati porteranno in Parlamento. Nel 2017, fra l’altro, si vota sul programma per le elezioni in Sicilia, sulle priorità di politica estera del M5S ma anche sui candidati sindaci nelle città. Intanto vengono aggiornati il sistema operativo e la veste grafica, ma Rousseau diventa obiettivo di ‘rogue0’, hacker che a più riprese si intrufola nelle consultazioni: sostiene di aver votato decine di volte nelle primarie online che il 21 settembre incoronano Luigi Di Maio candidato premier e leader movimento.
Ci sono grillini che immaginano di “inserire strumenti di democrazia diretta e partecipata in Costituzione”, e l’Associazione Rousseau mira a implementare la tecnologia blockchain sul portale, e, nelle intenzioni, anche per destinare 3 milioni di euro dagli stipendi dei parlamentari alla Protezione Civile, per decidere di far correre da solo il M5S alle Regionali in Emilia Romagna e Calabria, o per nominare i ‘facilitatori’. Di fatto il sistema Rousseau debutta nella formazione di un governo quando il 18 maggio 2018 viene approvato con il 94% dei voti il contratto con la Lega. A febbraio 2019 la consultazione serve invece a ratificare i capilista scelti da Di Maio per le circoscrizioni per le Europee, nonché per stabilire la linea stellata sul caso Diciotti: in 52mila votano contro l’autorizzazione a procedere per Matteo Salvini, che in quel caso applaude, salvo attaccare quando su Rousseau un anno e mezzo più tardi 63mila su 79mila votanti dicono sì alla nascita dell’esecutivo giallorosso con il Pd: “È più serio chiedere il parere a 60 milioni di italiani” dice in quell’occasione.