L’elezione in Basilicata ha lasciato segni significativi

Sarà stata anche un’elezione minore o addirittura dimenticata, ma le regionali in Lucania hanno lasciato segni significativi e indicativi per cercare di capire le dinamiche che peseranno sulle Europee di giugno. Un primo segno è l’ulteriore calo dei votanti sotto al 50%. Il successo del candidato di Forza Italia, Bardi, con un ampio margine sopra la Lega; il discreto risultato di IV e Azione alleati con il centro destra. Ancora, la mancata coalizione tra Pd e M5S. Il Pd prende il doppio dei voti dei grillini. Sulla sconfitta delle opposizioni, pesa il mancato accordo sulle candidature unitarie e il pasticcio fatto dal Pd locale. Senza dubbio sulle ritrosie di Conte a formare una lista unitaria ha influito lo scandalo che ha travolto il Pd al Comune di Bari e alla Regione Puglia. Da questa situazione che si è venuta a creare, appare sempre più inadeguata un’alleanza elettorale tra Pd e grillini. La pesante sconfitta del M5S in Lucania contribuirà ad accentuare il conflitto su chi dovrebbe guidare lo schieramento di centrosinistra. Conte, senza alcun dubbio, cercherà sempre di più corse in avanti per cercare di distinguersi dal Pd.  Il fatto poi che la Schlein sia stata costretta a ritirare precipitosamente il suo nome dal simbolo del partito, perché divisivo, la dice lunga e conferma il fatto che la sua leadership e’ in bilico con il rischio di acuirsi in caso di insuccesso elettorale a giugno. Quindi il Pd non ha creduto a quel di più che la Schlein pensava di poter apportare inserendo il suo nome nel simbolo del partito. Ma soprattutto il suo tentativo è stato vanificato da Romano Prodi che le sottolinea il fatto di aver attaccato la Meloni in merito alla riforma del premierato. Non solo, ma Prodi ha anche espresso la sua contrarietà alle candidature di facciata: nel senso che se la Schlein fosse eletta non andrebbe comunque al Parlamento Europeo, si dimetterebbe per cedere il posto al primo dei non eletti. Il tutto fa pensare che serpeggi una sorta di diffidenza verso la segretaria. Ma se il Pd dovesse superare la soglia del 20%, allora diventerebbe difficile scalzarla. E’ l’ora della resa dei conti interna al Partito Democratico. Quindi un grattacapo in meno per Giorgia Meloni. In effetti le vere difficoltà che la Premier può incontrare saranno solo interne alla sua maggioranza ed hanno un nome e cognome: Matteo Salvini. Il segretario leghista non riesce a digerire il travaso dei voti a favore di Fratelli d’Italia e negli ultimi mesi anche a Forza Italia che con Tajani ha ripreso vigore. L’ elettorato leghista, soprattutto al Nord, non condivide la deriva estremista che il segretario ha impresso al Carroccio. In ultima analisi abbiamo la Schlein che deve fare i conti con un partito diviso e sfilacciato, mentre la Meloni con una Lega che i sondaggi danno in caduta libera e quindi potrebbe alterare gli equilibri della maggioranza. E’ una situazione complessa che alla fine potrebbe avere ripercussioni negative a livello europeo. Un gran carrozzone che va avanti da se, recitava in una celebre canzone, Renato Zero.                Andrea Viscardi

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