Nel ventennale della morte del senatore a vita, l’ultimo capitano d’industria del Novecento, l’avvocato Gianni Agnelli, il nipote e erede Jaki Elkann ha deciso di imporre attraverso i media del gruppo editoriale di famiglia (GEDI) quella sua versione su quel che di più disgregante e scabroso sta toccando le aziende.
Oltre alla Juventus, Stellantis e Exor, Elkann al pari di suo fratello Lapo in un’intervista rilasciata tempo addietro ha toccato una pagina dolorosa della loro storia familiare: la controversia legale che li vede contrapposti a loro madre, Margherita Agnelli.
- Eredità Agnelli, le parole di Jaki Elkann
- La recenti mosse degli Elkann
- La lotta per l’eredità: gli Elkann contro Margherita Agnelli
- La Dicembre e la svolta Elkann del 7 novembre
- Perché la Dicembre è la cassaforte degli Agnelli
- L’altra partita in corso
- Il procedimento in Italia o in Svizzera?
- La rivendicazione di Margherita Agnelli
Eredità Agnelli, le parole di Jaki Elkann
Parliamo del conflitto sulla successione aperto da Margherita Agnelli e che, a seguito della scomparsa di Marella Caracciolo, ha subito un evidente e incessante acuirsi, che si ripercuote sul rapporto tra la figlia dell’avvocato e i tre Elkann.
“È una vicenda molto triste. Mia madre ha riaperto la questione ereditaria subito dopo la morte del nonno, in modo inatteso e in un momento particolarmente difficile, perché tutto ciò che lui aveva realizzato sembrava vacillare. Per lui questa scelta sarebbe stata inaccettabile, perché contraria a tutto ciò in cui credeva”, ha detto a La Stampa, Elkann.
Il dubbio sull’operato dell’avvocato nella gestione dell’eredità, il paventarsi di una qualche leggerezza nei riguardi della figlia e dei figli, nati dal secondo matrimonio dopo l’addio al giornalista Alain Elkann sarebbe improbabile:
“Per nulla, anzi – risponde Elkann – lui nelle sue disposizioni ha seguito lo schema tracciato da suo nonno. La sua indicazione è stata molto chiara: meno chiara è stata mia madre, che ha manifestato le sue contrarietà solo quando lui non c’era più. La verità è che in quel 2003 molti hanno pensato che per la Fiat i giochi erano finiti”. “Come famiglia ci siamo sentiti attaccati molto duramente, sia dall’interno che dall’esterno. E in modo inaccettabile, devo dire, perché il sistema bancario e finanziario italiano che da sempre aveva tratto benefici dalla Fiat, in quel momento non ci ha sostenuto. Abbiamo fronteggiato una vera e propria violenza, che è aumentata a seguito della morte di mio zio Umberto”, uno dei passaggi che riferiscono alla vicenda legale che sta attraversando gli ultimi decenni.
John, Lapo e Ginevra Elkann misurano anche la profondità di quella contrapposizione alla madre, Margherita Agnelli in un luogo doloroso per definizione. Nelle aule dei tribunali si schierano su fronti opposti, in una causa che proccura sofferenza, difficoltà, strascichi annosi e ancora lontani dalla loro risoluzione.
Una lunga battaglia, della quale abbiamo tentato di tratteggiare gli aspetti per comprendere – ove possibile – le origini di una causa che sta attraversando anni e che si muove tra Italia e Svizzera, con ripercussioni possibili sulle aziende del gruppo.
La recenti mosse degli Elkann
I fratelli Elkann a fine 2022 hanno deliberato di prorogare di 10 anni il termine della loro società personale (la Dicembre), nel procedimento torinese sulla faida familiare che vede su fronti opposti Elkann e Agnelli. Una mossa che presenterà la sua rilevanza, nel quadro della vicenda processuale che divide, su fronti opposti i figli dell’unica erede Agnelli.
La lotta per l’eredità: gli Elkann contro Margherita Agnelli
Il testamento che sarebbe stato contestato da Margherita Agnelli è stato depositato presso un notaio. Il professionista in questione si chiama Urs von Grünigen; in pensione da un paio d’anni, si dedica all’escursionismo, alla cucina e a difendersi dalle accuse di Margherita sulla falsità dei testamenti. Molti, forse troppi gli interrogativi che lo riguardano come le mosse delle parti in questa vicenda, familiare e giudiziaria, che investe ben tre generazione di Agnelli.
Margherita Agnelli, 67 anni, è l’unica figlia dell’avvocato Gianni Agnelli e di Marella rimasta dopo il suicidio del fratello Edoardo che, ad appena 46 anni, ha deciso di togliersi la vita nel 2000 aprendo involontariamente e indirettamente una diatriba ancora oggi da definire. Margherita è madre di otto figli: i tre Elkann avuti giovanissima (tra i 20 e i 24 anni) dal primo matrimonio con il giornalista Alain e i cinque de Pahlen con il secondo consorte.
La Dicembre e la svolta Elkann del 7 novembre
Come già riferito, il 7 novembre 2022 in un’aula del tribunale di Torino si è tenuta un’udienza, interlocutoria, nella causa sull’eredità, storia altrettanto lunga e dolorosa. Lo stesso giorno, intorno alle 19, in un ufficio del Lingotto, davanti al notaio Remo Morone, rivela il Corriere della Sera, viene decisa una «modifica dei patti sociali della Dicembre società semplice».
Sono presenti di persona John e Ginevra Elkann mentre Lapo è rappresentato da Gianluca Ferrero, un professionista vicino alla famiglia incaricato di subentrare al dimissionario Andrea Agnelli (cugino degli Elkann), alla guida della Juventus.
Perché la Dicembre è la cassaforte degli Agnelli
La Dicembre era controllata da Gianni Agnelli, l’indimenticabile Avvocato, che nel 1996 fece entrare il nipote con una piccola quota, come primo passo alla guida dell’impero costruito in decenni di auto e politica: il volere dell’Avvocato porta il nipote progressivamente a salire fino al 60%, tra acquisti propri e donazioni della nonna Marella, con Lapo e Ginevra al 20% ciascuno.
Secondo una perizia commissionata pochi mesi fa da Margherita Agnelli, la società degli Elkann valeva 4,6 miliardi nel 2019, anno della morte di sua madre Marella, nonna di John, Ginevra e Lapo. Perizia e data non casuali: Margherita e i suoi figli de Pahlen ritengono infatti, nel più ampio disegno di azzerare ogni atto ereditario e poter ridefinire gli equilibri, di poter rivendicare diritti anche sulle quote di quella società-cassaforte.
La Dicembre gestisce la partecipazione del 38% nell’olandese Giovanni Agnelli bv, l’ex accomandita che raccoglie decine di membri della famiglia Agnelli ormai allargata a numerosi altri cognomi e comanda anche sulla governance e sulle decisioni strategiche di Exor che gestisce i principali investimenti e società riconducibili alla famiglia torinese, da Gedi alla Juventus.
Il 7 novembre viene presa un’unica decisione: prorogare il termine della società dal 2050 al 2060. Quindi non era in scadenza. Il perché e il per come saranno le prossime mosse a indicarne le ragioni che rimangono riconducibili sicuramente agli Elkann.
L’altra partita in corso
L’altra partita in corso, a Torino tra i corridoi del tribunale, riguarda poi la causa intentata da Margherita e quattro dei suoi figli de Pahlen, assistiti dall’avvocato Dario Trevisan, che hanno chiamato in causa i tre Elkann ritenendo illegittima la successione, a loro vantaggio, prima di Gianni Agnelli, morto nel 2003 e poi di Marella, scomparsa nel 2019. E in mezzo ci è finito anche il notaio von Grünigen che aveva sigillato il volere della nonna di tutelare i tree nipoti maggiori.
I legali degli Elkann, Eugenio Barcellona e Carlo Re, hanno sollevato una questione pregiudiziale, cioè la competenza di Torino a giudicare visto che in Svizzera sono in corso procedimenti sulla stessa materia. In estrema sintesi, Italia o Svizzera? La questione è delicata e avrebbe non pochi impatti.
Il procedimento in Italia o in Svizzera?
Se vincesse la tesi sostenuta da Margherita, potrebbe vacillare uno dei vecchi capisaldi (il patto successorio) dell’intero impianto dell’eredità Agnelli e, in teoria, la madre degli Elkann potrebbe aspirare alla quota del 50% del patrimonio materno con possibili impatti sugli assetti della cassaforte Dicembre.
Secondo i legali degli Elkann, gli assetti della Dicembre non possono essere messi in discussione e nemmeno gli accordi originari onnicomprensivi di Margherita sull’eredità dell’Avvocato e sulla rinuncia a quella della madre (in cambio di 1,3 miliardi).
La rivendicazione di Margherita Agnelli
Che cosa rivendica, poi Margherita Agnelli? Margherita stando a quel che riferisce il Corsera ritiene che la madre sarebbe «stata indotta a rilasciare il testamento, nonostante non ne potesse comprendere la portata» e che per motivi di salute fosse «minata nella sua effettiva capacità naturale a testare». Inoltre le tre versioni del testamento svizzero del 2011, 2012 e 2014 sarebbero invalide per vizi di forma: notaio e testimoni non parlerebbero l’italiano e Marella non parlava il tedesco, è sbagliata la data di nascita, le firme sono tremule, l’ultima «irriconoscibile». A supporto ha presentato perizie grafologiche. Inoltre i suoi avvocati avrebbero chiesto che fosse ammessa una querela di falso del testamento, richiesta tecnica ma che assume un valore, un suo peso in questa diatriba.
Le iniziative giudiziarie promosse in Svizzera nei riguardi del notaio sono state respinte e secondo quel che ha prodotto e portato avanti, nel corso di queste cause, Marella Caracciolo era pienamente capace di intendere e volere al momento della firma, convalidata dal notaio.