L’eredità femminile e il racconto di Dora Maar: un viaggio tra le donne di Picasso e le voci del Novecento

Dal 9 al 13 ottobre al Teatro Sala Umberto di Roma, è in scena Un’ultima cosa – Cinque invettive, sette donne e un funerale, un’opera di Concita De Gregorio con la musica live della cantautrice Erica Mou. Questo spettacolo, un inno alle donne, esplora la potenza, la forza e la luce del femminile attraverso le storie di cinque figure straordinarie: Dora Maar, Amelia Rosselli, Carol Rama, Vivian Maier e Lisetta Carmi. Donne, queste, che nella vita reale sono state spesso oscurate dalle ombre di uomini potenti o dalle circostanze storiche, ma che sul palco rivendicano la propria identità e storia.

Dora Maar è una delle voci più potenti della narrazione. Musa di Picasso, fotografa e artista lei stessa, è forse una delle compagne più complesse e sofferenti del pittore. Nella sua relazione con lui non ha avuto figli, a differenza di altre donne legate a Picasso, come Marie-Thérèse o Françoise. Dora ha vissuto un destino segnato dal dolore, come testimonia la sua battaglia contro la malattia mentale, culminata in trattamenti di elettroshock dopo il suo ricovero in ospedale. Con Picasso, la sua vita si è snodata tra un gelo emotivo e una battaglia personale contro una realtà che non la rispecchiava. A differenza delle altre donne che hanno condiviso il letto e l’arte di Picasso, Dora si è distinta per la sua freddezza e per la sua resistenza a conformarsi a un ruolo subalterno nel “mondo degli uomini”. Emblematica è la sua dichiarazione: “La vita è una commedia, bisogna portare il cappello”, un’ironica constatazione della necessità di adattarsi alle maschere imposte dalla società.

Altre donne legate a Picasso – Fernande, Eva (Marcelle Humbert), Marie-Thérèse, Jacqueline – hanno tutte lasciato tracce significative nella vita del pittore, ma anche storie di sofferenza. Eva, ad esempio, è morta di tubercolosi, mentre Teodora, un’altra delle sue compagne, condivideva momenti di intimità che culminavano nella creazione artistica: “Quando stava con Teodora, Picasso dipingeva dopo aver fatto l’amore”. La madre stessa dell’artista ha avuto una vita tragica, finendo in manicomio, mentre il padre, anch’egli pittore, trasmise al figlio la passione per l’arte.

Concita De Gregorio, nell’opera teatrale, riflette sulle vite di queste figure femminili dimenticate o trascurate, utilizzando le loro parole e opere per creare un monologo di denuncia e riscatto. Come spiega la stessa De Gregorio: “Un’ultima cosa è una ricerca intima e personale che mi ha condotta nel corso della vita ad appassionarmi alle parole e alle opere di alcune figure luminose del Novecento – donne spesso rimaste all’ombra di qualcuno. Ho studiato il loro lessico fino a ‘sentire’ la loro voce, quasi che le avessi di fronte e potessi parlare con loro. Ho avuto infine desiderio di rendere loro giustizia. Attraverso la scrittura, naturalmente”.

Nello spettacolo, le donne di Picasso e le altre figure femminili raccontano la propria storia senza filtri, prendendo parola per l’ultima volta. Come spiega ancora la De Gregorio: “La drammaturgia è stato un lavoro di montaggio che dà vita a cinque quadri in successione: le donne prendono parola in scena, a teatro, subito prima di uscire di scena, nella vita. Come se un momento prima di sparire potessero voltarsi verso il pubblico: ‘Ah. Resta un’ultima cosa da dire’”.

Accanto a queste voci forti e veementi, Erica Mou porta in scena la dolcezza e la malinconia delle sue interpretazioni musicali. I suoi canti e le sue ninne nanne sono un controcanto alla potenza delle parole, accompagnando le invettive di queste donne con un’intensità quasi mistica, che ricorda le prime parole che un bambino sente venire al mondo. Il tutto avviene in uno spazio scenico minimalista, curato da Vincent Longuemare, dove la parola e la musica si intrecciano in geometrie di luce che mettono in risalto l’essenza dei racconti.

L’evento è un’occasione rara di vedere sul palco un’opera che dà voce a figure femminili straordinarie del Novecento. Come conclude la De Gregorio: “Ho avuto desiderio di rendere loro giustizia. Attraverso la scrittura, naturalmente, non conosco altro modo”.

Un appuntamento da non perdere per riflettere sulla forza e la vulnerabilità del femminile, in un contesto dove, per troppo tempo, le voci di queste donne sono rimaste silenziose o soffocate.

Marco Marassi

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