Letta leader Pd, dibattito su alleanze e ius soli

Sostenere il governo Draghi, dialogare con tutto il centrosinistra, dal M5S a Renzi, aprire il Pd superando le correnti e guardando ai giovani e alle donne. Ma soprattutto: voto ai sedicenni, ius soli, partecipazione azionaria dei lavoratori nelle imprese, riforma contro il “trasformismo” dei cambi di casacca in Parlamento, sfiducia costruttiva e una nuova legge elettorale superando il Rosatellum. Enrico Letta, da ieri eletto a grandissima maggioranza ottavo segretario del Partito Democratico, mette sul tavolo del dibattito politico le sue proposte e le offre alla discussione dei circoli che da oggi si confronteranno sul nuovo corso Dem. Ma alcuni dei temi rilanciati dal nuovo capo del Nazareno fanno gia’ discutere i partiti, a cominciare dallo ius soli. A Letta arriva il plauso dei pentastellati e di Liberi uguali per la conferma del percorso di alleanza avviato da Nicola Zingaretti. Ma anche un secco ‘altola” di Lega e Forza Italia per il riferimento alla battaglia per il riconoscimento dello ‘ius soli’. Nel partito di Matteo Salvini c’e’ “preoccupazione” per la proposta sulla cittadinanza ai nati in Italia, che suscita ‘gelo’ anche in FI. Anche se si ritiene che Letta abbia cosi’ voluto parlare ‘ai suoi’ e che non vi saranno impatti significativi sul governo. “Letta e il Pd vogliono rilanciare lo ‘ius soli’, la cittadinanza facile per gli immigrati? Se il nuovo segretario torna da Parigi e parte cosi’, parte male”, dice Salvini.

Piu’ soft ma comunque contraria rispetto all’ipotesi di ‘ius soli’ la reazione di Forza Italia: “Della relazione di Letta e’ molto condivisibile la logica delle coalizioni, che porta necessariamente a una legge elettorale maggioritaria – dice la capogruppo azzurra al Senato, Anna Maria Bernini – ma voler rilanciare lo ius soli durante il governo Draghi e’ a mio parere un errore”. “Nell’interesse del funzionamento del governo e della vita pubblica mi auguro che Letta che riesca a dare stabilita’ al Partito democratico. Naturalmente le differenze di visione politica rimangono”, aggiunge Silvio Berlusconi. E’ invece con soddisfazione che la dirigenza M5s incassa la conferma dell’alleanza con il Pd. Beppe Grillo festeggia la “transizione politica” dei dem con un tweet in cui scrive “differenti si’, ma con lo stesso futuro”, allegando una immagine che raggruppa i simboli di tutti i partiti che sostengono il governo Draghi – dal M5s al Pd fino a Lega, FI, Iv e Leu – ma con una modifica nel logo che prevede per tutti l’inserimento della data 2050. Soddisfazione anche da Leu. Letta incassa il via libera convinto anche all’interno del suo partito, a cominciare da quello di Stefano Bonaccini, a lungo considerato l’alternativa al corso Dem di Nicola Zingaretti: Una stagione nuova, “un grande Pd dentro un grande centrosinistra”, dice il governatore dell’Emilia Romagna. E un via libera arriva anche dal capogruppo del Pd al Senato, Andrea Marcucci, esponente della componente di ex renziani spesso critico con la gestione Zingaretti: “Il discorso di Enrico Letta ha conquistato tutti, per la carica di entusiasmo e di passione che ha emanato – dice Marcucci – Il nuovo segretario del Pd parte con un grandissimo credito ed in un clima, come si e’ visto, di totale unita’. Sono oggettivamente le condizioni migliori per aprire una nuova stagione di protagonismo” E anche da parte di Italia Viva, il partito di Matteo Renzi, con il quale i rapporti sono assai tesi dai giorni del cambio a Palazzo Chigi che il senatore di Rignano sull’Arno impose provocando la fine anticipata dell’esecutivo Letta nel febbraio 2014, arriva una cauta apertura. “Buon lavoro Letta e al Pd da me e da tutta Italia viva. Molte le cose che possiamo e dobbiamo fare insieme – afferma il presidente di Iv Ettore Rosato -. Se la strada sara’ di riformismo e concretezza ci riusciremo. Intanto mettiamo tutte nostre energie a sostegno di Mario Draghi e del governo per affrontare emergenza”. Intanto scoppia il caos in ‘Piu’ Europa’. Nel corso dell’assemblea, riunita ieri in streaming, Emma Bonino ha annunciato la sua intenzione di lasciare il partito. Un gesto eclatante per cercare di sbloccare l’impasse in assemblea sulla convocazione del congresso, ostacolata dalla minoranza interna. All’addio di Bonino ha fatto seguito, nel pomeriggio, l’annuncio di dimissioni da segretario da parte di Benedetto Della Vedova.

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