Il generale Piero Laporta scrive al Capo del Governo, Giorgia Meloni, in relazione al caso del generale Vannacci:
Signor Presidente del Consiglio dei Ministri,
il primo comma dell’articolo 1472, rubricato «Libertà di manifestazione del pensiero», del Codice dell’ordinamento militare (decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66) statuisce:
«I militari possono liberamente pubblicare loro scritti, tenere pubbliche conferenze e comunque manifestare pubblicamente il proprio pensiero, salvo che si tratti di argomenti a carattere riservato di interesse militare (o di) servizio per i quali deve essere ottenuta l’autorizzazione».
Il suo ministro della Difesa ha pertanto sbagliato doppiamente nei confronti del generale Roberto Vannacci, della legge e quindi di tutte le Forze Armate.
Il suo ministro della Difesa ha sbagliato nel merito. La pubblicazione di un libro, sia pure sugli argomenti de “Il Mondo Al Contrario”, è nell’ambito delle libertà costituzionali e di legge, inalienabili e assicurate a tutti i militari, al più giovane dei soldati come al più anziano dei generali, assicurate dalla Costituzione, applicata col Decreto Legislativo citato.
Il suo ministro della Difesa ha sbagliato nel metodo. Quando i gazzettieri, i sindacalisti, l’ANPI (?!?) hanno gravemente diffamato il generale, il ministro aveva facoltà di istruire un’inchiesta, al termine della quale, se vi fossero stati, a giudizio del superiore diretto del generale Vannacci o dello stesso ministro, elementi concreti per gravare sul generale con accuse di violazioni alla disciplina militare o ai codici, una peculiare commissione disciplinare avrebbe valutato i fatti e irrogato i provvedimenti di legge.
Il suo ministro della Difesa, invece di twittare stupidaggini offensive, avrebbe quindi dovuto dire misurate e significative parole: «Ho incaricato il comandante del generale Vannacci di istruire un’inchiesta formale, secondo quanto previsto dal decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66. Quanto mi riferirà il comandante del generale Vannacci sarà reso noto, insieme alla linea d’azione che il ministro intende seguire, a mente di quanto dispongono la Costituzione e la legge della Repubblica».
Il ministro, non solo ha rilasciato dichiarazioni oltraggiose per il generale, offensive per la legge e quindi per tutte le Forze Armate (chiamate proprio a difendere la legge e la Costituzione), ma senza alcuna inchiesta formale ha disposto la rimozione dall’incarico del generale Vannacci.
È superfluo che io le spieghi a questo punto che il suo ministro della Difesa è inadeguato: ha abusato della propria autorità e ha offeso – costui sì – la legge e la Costituzione della Repubblica, nonché tutti i militari e i cittadini – numerosissimi – che si riconoscono in quanto scrive il generale Vannacci, ovvero riconoscono al generale la fondamentale libertà costituzionale di scrivere quanto ha pubblicato.
Per quanto precede un tale inadeguato ministro deve immediatamente dileguarsi. Costui ha offeso la legge e la Costituzione; costui è privo dell’equilibrio indispensabile per amministrare le Forze Armate.
Se costui non sarà allontanato, non sarà un grande sforzo convincere quanti – militari e civili, con le loro famiglie e tutte le loro relazioni – fossero ancora incerti se disertare le urne alle prossime elezioni europee e alle successive politiche.
Sono stupito che lei, signor presidente del Consiglio dei ministri, non abbia ancora provveduto d’iniziativa a sfiduciarlo.
La saluto, signor capo del Governo, con tutto il profondo rispetto che vorrà meritare
Generale D. g.(ris.) Piero Laporta