L’euro compie 20 anni: gongola la Germania, batosta per le tasche degli italiani

Euro sì, euro no: un interrogativo lungo vent’anni, tanto è il tempo trascorso dal debutto delle moneta unica. In realtà, occorre fare una precisazione: l’euro di carta nasce il primo gennaio 2002, quando la moneta unica europea viene introdotta per la prima volta come denaro contante in 12 degli allora 15 Stati dell’Unione europea.

Ma l’euro era entrato ufficialmente in vigore, come unità di conto virtuale, il 1 gennaio 1999 in 11 Stati Ue, sulla base delle regole previste dal Trattato di Maastrich. Sono passati dunque esattamente 20 anni. Da allora, il dibattito tra favorevoli e contrari non si è mai placato.

Cosa è successo in questi anni? – Sembrerebbe che mediamente un tedesco abbia guadagnato 23mila euro, un italiano, invece, ne avrebbe persi ben 73mila, maglia nera per PIL pro-capite fra i big dell’Euro. Lo dicono i numeri impressionanti presentati dal report del Center for European Policy (CEP)di Friburgo sui primi 20 anni di Euro, che fotografano l’impatto che la moneta unica ha avuto sulle tasche dei cittadini dei diversi paesi.

Emblematico il caso tedesco: grazie all’euro dal 1999 al 2017 Berlino ha guadagnato complessivamente 1.900 miliardi di euro in termini di ricchezza, appunto 23mila per ogni cittadino. Non se la passano male neanche dalle parti dei Paesi Bassi, che hanno visto la prosperità del loro popolo aumentare di 346 miliardi di euro, pari circa a 21mila euro per ogni cittadino residente.

Guai seri invece per italiani e francesi, con i primi che hanno subito le maggiori perdite. Il saldo negativo è rispettivamente di 73.000 euro di 56.000 euro. In termini di ricchezza, e qui la cifra è da far tremare i polsi, l’Italia avrebbe perso 4.300 miliardi di euro.

Ma qualcuno non ci sta e contesta i dati. Il CEP è dichiaratamente euroscettico e l’economista Michele Boldrin contesta l’attendibilità dello studio. “Seriamente, qualcuno potrebbe metterci in contatto con i due autori?Non riesco a crederci che si possano far circolare cose del genere spacciandole come “studi”. Ho capito essere “euroscettici” ma ci sono dei limiti!“, scrive su twitter.

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