L’Euro non basta a costruire l’Unione Europea

La recente vicenda greca ha dimostrato che la moneta unica è un pilastro di argilla che regge un edificio fatto di estremismi: populismo e burocratismo.

La crisi greca ha avuto l’effetto positivo di aver finalmente dimostrato che l’impianto della moneta unica così com’è, non funziona e non può funzionare, nonostante i continui interventi della BCE, le continue deroghe del suo governatore, Draghi, alla regole dell’austerità che hanno imposto ai cittadini dell’Unione immani sacrifici e li ha costretti a guardare all’Europa più con timore  che con speranza. Con la moneta unica non si andrà da nessuna parte , se non si procede ad un’integrazione fiscale ed economico – politica della zona euro. Nei giorni scorsi , nel pieno della crisi ellenica, abbiamo ascoltato  diverse dichiarazioni, quella di Romano Prodi, Jean-Claud Juncker, François Hollande, Jacques Delors  e molti altri, convinti europeisti, che sono giunti alla stessa identica conclusione, dopo il salvataggio della Grecia, che l’euro da solo non basta  a realizzare l’Unione degli stati d’Europa, ma occorre procedere rapidamente a radicali e sostanziali modifiche delle regole e dei meccanismi, altrimenti il caso Grecia potrebbe non essere l’ultimo. Quindi, molti di questi leader che all’inizio avevano salutato l’ingresso dell’euro, come la panacea dei popoli europei, essenziale ed imprescindibile per la loro integrazione economica e politica, col senno del poi, devono ammettere che la moneta unica è partita male all’inizio, i leader europei hanno agito poco e male. E’ sintomatico che queste dichiarazioni, anche se non inedite, costituiscono all’unisono un coro sulle storture e guasti dell’euro. La questione che nessuno osava affrontare apertamente e che alcuni autorevoli economisti americani, avevano segnalato sin dalla nascita dell’euro, definendo un sogno irrealizzabile  l’Unione degli Stati d’Europa sulla base di una moneta unica, è finalmente al centro del dibattito europeo. Di fatti si è rotta una visione ideologica, il tabù della prosperosa macchina dell’euro, contro cui si scagliano in modo altrettanto ideologico, partiti e movimenti populisti di diverso colore ed appartenenza politica, ma tutti concordi nell’additare la moneta unica come il male supremo  e nel fare di Alexis Tsipras l’eroe degli oppressi, la vittima dell’eurogruppo. A questo punto la prospettiva per i cittadini europei, è quella di essere vittime di un doppio inganno. Quello ordito dai movimenti populisti ed euroscettici , alimentati da un’Europa che non cambia e che finirà per rafforzare egoismi e prerogative nazionali. E quello di un’Europa che non cambia e non vuol cambiare, sorda alle istanze dei suoi popoli stanchi di tanti sacrifici, che alla fine si sono rivelati inutili, l’esempio greco è lampante. Un’Europa che vuole a tutti i costi autoassolversi, cercando di restaurare la fiducia con freddi ed inutili strumenti di matematica finanziaria,  ma che continua a reggersi su di un pilastro di argilla.

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