Elisabetta Trenta ha deciso di traslocare prima di essere cacciata dai 5 Stelle. A convincerla sono state le pressioni dei vertici del Movimento, primi fra tutti Luigi Di Maio e Stefano Buffagni, ma soprattutto il rischio di essere sbugiardata in Parlamento. La relazione preparata al ministero della Difesa per rispondere alle interrogazioni di deputati e senatori sull’alloggio di servizio che aveva ottenuto quando era ministra e poi ha fatto assegnare al marito, svela infatti nuovi dettagli sulla procedura seguita. E soprattutto il canone mensile: 141,76 euro. Una cifra ben inferiore a quella che la stessa Trenta aveva sostenuto di pagare: «Oltre 540 euro, che è tanto». Si chiude dunque il «caso», ma rimane aperta l’inchiesta e soprattutto la ferita nei rapporti con i Cinque Stelle che l’avevano sfidata a «chiedere l’assegnazione di un nuovo appartamento, se davvero ha i titoli per averlo».