Un ospedale toscano in un'immagine d'archivio. FRANCO SILVI/ANSA / BGG/BEF

L’Hiv tra genoma, rifugio sicuro e vaccino

Trovare un rifugio che gli garantisca la sopravvivenza. È questa la strategia adottata dal virus Hiv per mantenersi attivo nel sistema immunitario. E per farlo non esita a indurre alterazioni genetiche in un sottotipo di cellule del sistema immunitario in modo da farle rispondere ai suoi bisogni.

L’hanno scoperto i ricercatori dell’Unità di Biosicurezza della terapia genica e mutagenesi inserzionale dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica (SR-Tiget), in collaborazione con l’Unità di Immunopatogenesi dell’AIDS e con l’Unità di Malattie infettive dell’IRCCS Ospedale San Raffaele.

 Una volta entrato nell’organismo, il virus attacca alcune cellule del sistema immunitario, vi integra il suo Dna e le utilizza per riprodursi e diffondersi in tutto l’organismo. Ma gli scienziati hanno colto alcuni particolari del processo finora rimasti sconosciuti: il virus Hiv, quando infetta le cellule T regolatorie, un sottotipo di cellule del sistema immunitario, spesso integra il suo genoma accanto a due geni specifici, STAT5B e BACH2, che hanno un ruolo importante nella sopravvivenza e nella proliferazione delle cellule T, e li attiva.
In questo modo, le cellule infette si riproducono più velocemente delle altre e persistono più a lungo nell’organismo, andando a costituire un vero e proprio “serbatoio virale”.

Tra le funzioni delle cellule T regolatorie c’è la modulazione della risposta immunitaria: sono queste cellule a ‘spegnere’ il sistema immunitario quando è necessario. Il fatto che Hiv ne influenzi la sopravvivenza e la proliferazione, dunque, potrebbe implicarne un ruolo nel proteggere il virus, contenendo l’attacco di altri linfociti.

Le speranze per combattere il virus dell’hiv con lo sviluppo di un vaccino efficace continuano ad aumentare. È stato, infatti, appena creato un nuovo anticorpo che si è dimostrato capace di attaccare ben il 99% dei ceppi del virus. A svilupparlo sono stati i ricercatori dei National Institutes of Health degli Stati Uniti, in collaborazione con la casa farmaceutica Sanofi, secondo cui questo nuovo super-anticorpo, per ora testato solo nei primati, è stato in grado di attaccare tre regioni fondamentali del virus, rendendo così la resistenza dell’Hiv ancora più difficile.

C’è da premettere che lo sviluppo di un vaccino efficace contro l’hiv è estremamente complesso, sia per la capacità incredibile del virus di mutare continuamente, sia per la difficoltà di sviluppare anticorpi neutralizzanti (bnAbs), ovvero anticorpi che si legano a specifiche regioni sulle proteine di superficie del virus, neutralizzandolo. In questo nuovo studio, invece, i ricercatori sono riusciti a progettare un anticorpo tri-specifico(Abs), ovvero che consente a una singola molecola di interagire con tre regioni indipendenti dell’Hiv: il sito di legame Cd4, la regione esterna della membrana (Mper) e il peptidoglicano della Gp120 . In altre parole, gli autori dello studio sono riusciti a combinare tre anticorpi in un anticorpo unico ancora più efficace. ‘È molto più potente e ha un spettro di ampiezza maggiore di qualsiasi singolo anticorpo naturale finora scoperto’,  spiega alla Bbc uno degli autori dello studio, Gary Nabel. ‘Stiamo finalmente raggiungendo un’immunità prossima al 99%’.

 Moreno Manzi

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