I negoziati tra responsabili locali del Consiglio nazionale di transizione libico (Cnt) e i capi tribali per ottenere la resa pacifica di Bani Walid sono falliti. Questo mancato accordo ha accresciuto le divisioni all’interno della famiglia del Rais. Saadi Gheddafi, che ha detto di trovarsi “appena fuori Bani Walid”, ha accusato il fratello Saif al Islam del fallimento delle trattative. Il discorso “aggressivo” pronunciato pochi giorni fa da Saif ha annullato ogni speranza di dialogo, ha precisato Saadi alla Cnn. “Lascio alle forze anti-Gheddafi la gestione del problema”, ha detto da parte sua il capo dei negoziati per la nuova autorità libica, Abdallah Kenshil. C’è il timore che la parola ora passi alle armi e la città fedele a Muammar Gheddafi potrebbe trasformarsi in una pozza di sangue. Il capo dei negoziatori ha spiegato le varie fasi che hanno portato allo stalle le trattative. “I lealisti si volevano presentare con le armi, e noi abbiamo rifiutato”, ha precisato Kenshil aggiungendo che, successivamente, gli uomini fedeli al Raìs “hanno chiesto agli insorti di entrare a Bani Walid senza armi, per poterli uccidere”. Kenshil ha confermato che “Gheddafi, i suoi figli e diversi familiari sono arrivati a Bani Walid”, alcuni “sono fuggiti” mentre i due figli del colonnello, Saadi e Muatassim, sono ancora in città. Con loro ci sarebbe anche il portavoce di Muammar Gheddafi, Moussa Ibrahim. Il portavoce militare del Cnt Ahmed Bani, intanto, ha confermato ufficialmente che il figlio del colonnello, Khamis, e l’ex capo dei servizi segreti Mohamed Abdallah al Senoussi “sono stati entrambi uccisi”. Intanto il quotidiano canadese “The Globe and Mail” ha rivelato che la Cina ha offerto enormi quantità di armi al colonnello Muammar Gheddafi lo scorso luglio, e ha condotto colloqui segreti sulla loro consegna via Algeria e Sudafrica.
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