I tamburi di guerra rullano di nuovo con tutta la loro forza in Libia: l’Esercito nazionale del generale Khalifa Haftar si prepara a tentare un nuovo attacco su larga scala per conquistare la capitale Tripoli, sottraendola al governo legittimo del premier Fayez Al Sarraj. Le forze militari del generale cirenaico hanno annunciato “l’ora zero” nella loro offensiva per prendere la città. E a confermare l’imminenza di un assalto ci sono le informazioni di intelligence raccolte nei giorni scorsi dal governo di Tripoli, che punta il dito anche contro Francia, Egitto e Emirati, accusati di essere “le menti” dietro l’operazione.
La denuncia arriva dall’Alto Consiglio di Stato libico: Parigi e i due stati arabi starebbero sostenendo da dietro le quinte l’azione ostile dell’Lna di Haftar. L’organo dell’esecutivo di Tripoli ha evocato un imminente attacco aereo e terrestre da parte dei gruppi armati del generale, dopo il fallimento dell’assalto su larga scala dei primi di aprile per prendere la capitale. In questo quadro i tre Paesi, secondo il governo di Sarraj, starebbero fornendo all’esercito di Haftar “mezzi aerei e armi sofisticate” per appoggiare la nuova offensiva.
Appena giovedì scorso, proprio i governi di Parigi, del Cairo e di Abu Dhabi – insieme a quelli di Stati Uniti, Regno Unito e Italia – avevano chiesto con forza, con una dichiarazione congiunta, un’immediata de-escalation del conflitto, l’interruzione dei combattimenti ancora in corso e il rapido ritorno al tavolo del dialogo politico sotto l’ombrello delle Nazioni Unite, con la guida del rappresentante speciale Ghassan Salamé.
Per le prossime ore gli 007 di Sarraj ipotizzano possibili attacchi aerei delle contro i siti chiave della capitale, incluso l’unico aeroporto funzionante, quello di Mitiga. Anche se al momento la guerra è ancora soprattutto di parole: con un post sulla propria pagina Facebook, la Lna di Haftar ha invitato i giovani di Tripoli a schierarsi al loro fianco in vista dell’attacco, mentre le forze governative di Sarraj si dicono pronte a respingere l’offensiva come hanno fatto all’inizio di aprile.
Da allora, dopo il fallimento della prima spallata contro Tripoli, il conflitto tra le due fazioni è proseguito per mesi a bassa intensità, con schermaglie e con raid aerei che finora hanno provocato oltre 1.000 morti, compresi più di 100 civili, e quasi 6.000 feriti, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità in Libia.
Allo stesso tempo, il numero degli sfollati è aumentato fino a superare le 100.000 persone, così come sono cresciute le preoccupazioni per un possibile aumento dei flussi migratori verso l’Italia.