La mano armata dello Stato islamico continua a stringere la sua morsa intorno alla Libia, dove intende ampliare ulteriormente il suo controllo nel territorio. Secondo gli esperti dell’Onu, nello Stato africano il califfato disporrebbe tra i 2.000 e i 3.000 combattenti. La questione libica però non sembra al momento preoccupare la comunità internazionale, tanto che il premier Matteo Renzi ieri ha escluso un intervento militare insieme alle altre superpotenze spiegando che, ora come ora, “non è un tema all’ordine del giorno”.
Intanto la situazione in Libia è sempre più calda. Oggi il portavoce della forze armate libiche, colonnello Mayloud al Zawi, ha dichiarato che solo a novembre “27 soldati libici sono stati uccisi”, mentre “altri 36 sono rimasti feriti” in diversi scontri avvenuti con i miliziani del Consiglio della Shura dei rivoluzionari e Ansar al Sharia. Ma la formazione di un governo di unità nazonale dovrebbe venir discussa a breve. L’inviato speciale dell’Onu per la Libia, Martin Kobler, ha annunciato che “nei prossimi giorni presenterà una tabella di marcia per accelerare il processo politico e la firma dell’accordo”.
Come se non bastasse, nello scacchiere libico lo Stato islamico ha deciso di inviare a Sirte anche “alcuni ‘leader’ provenienti dall’Iraq e dalla Siria”, spiegano fonti locali. I jihadisti, “partiti da Raqqa a bordo di imbarcazioni, sarebbero giunti tre giorni fa sulle coste libiche, eludendo la sorveglianza della guardia costiera”. Anche diversi paesi del sud hanno fatto il loro ‘dovere. In particolare Mali, Ciad e Nigeria, da dove sarebbero partiti “una quarantina di Boko Haram”. Secondo però gli esperti dell’Onu, lo Stato islamico potrebbe incontrare “forte resistenza nella popolazione e difficoltà a costruire e a mantenere alleanze locali”. Grazie alla sua ‘notorietà’ in Iraq e in Siria l’Isis pone comunque “una minaccia evidente nel breve e nel lungo termine in Libia”, scrive l’Onu nel suo dossier.
Ciononostante, un intervento militare internazionale contro Daesh in Libia “non è un tema all’ordine del giorno, almeno per il momento”, ha spiegato ieri Renzi. Per ora si cerca di organizzare a “Roma un evento diplomatico sulla Libia che sia come quello di Vienna per la Siria”, spiega Renzi. “Noi siamo pronti a fare di più” ha sottolineato ancora il Premier, aggiungendo che “la politica estera è cosa seria dove c’è una linea di continuità perché una cosa è fare una guerra davvero, una cosa sono le discussioni parlamentari.”. Questa “non è prudenza ma saggezza e noi abbiamo saggezza da vendere” ha detto ancora il presidente del Consiglio.
Alessandro Moschini