Nome omen, un nome su cui si gioca anche per il titolo della sua mostra, la prima con cui Lillo Messina si presenta alla sua città. ‘Messina per Messina’ si chiama l’antologica che sarà inaugurata al PalaCultura il giorno 21 maggio per concludersi il 26 giugno prossimo. Declinata in 96 opere a far data dal 1962 fino ad arrivare al 2016, la mostra è realizzata da ‘Le Scalinate dell’Arte’, progetto pluriennale con il Comune di Messina come capofila e la società Team Project come partner, finanziato nell’ambito del Po Fesr Sicilia 2007-2013. Accompagnando le visioni di una vita, l’esposizione recupera all’artista, che ha raccolto riconoscimenti in tutta Italia, inanellando un prezioso apparato critico con cui firme prestigiose lo hanno seguito anno dopo anno. Obiettivo dell’antologica, spiega Giovanni Lucentini, presidente di Team Project, è quello di far conoscere e finalmente riconnettere alla città natale il grande patrimonio pittorico e culturale di questo artista. Nato nel 1941, Messina si è trasferito a Roma nel ’61 per frequentare l’Accademia. E a sottolinearne talento e visionarietà, la sua prima personale è alla Galleria San Marco della Capitale già nel 1964. Seguiranno, da subito, le tante partecipazioni alle Rassegne di Palazzo delle Esposizioni, personali e collettive per tutto il Paese, ma anche all’estero (a Londra, a Mosca), e poi le Quadriennali e le Biennali d’arte di Roma, mentre sue opere entrano nell’editoria oppure inventano strutture (gli viene commissionata un’opera per il Gasdotto Transmediterraneo la cui illustrazione viene pubblicata sulla rivista ‘Ecos’ a cura dell’ENI). Fino ad arrivare, in anni più recenti, all’antologica al Museo di Roma Palazzo Braschi dal titolo ‘Il mare dei miti’ e alla personale ‘Il Mare Oltre’ nelle sale del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo a Roma. Un ‘viaggio infinito’, come lo definisce, nel sottotitolo di mostra e catalogo, il curatore dell’antologica messinese, Mosè Previti. ‘Maestro dalla grandissima tecnica pittorica, dal 1992 Lillo Messina lavora intorno al tema dell’isola. I suoi dipinti sono paesaggi fantastici di isole dalle forme geometriche e metafisiche immerse in mari iridescenti di grande forza poetica. Queste terre fantasmagoriche hanno tutte un’unica radice iconografica: il porto di Messina e la sua caratteristica Falce. Se negli anni ’80 la sua pittura iperrealista sembrava ispirarsi al mondo marinaro delle spiagge messinesi, tra bitte, rifiuti e strani uccelli, la pittura degli anni ’90 sancisce definitivamente il ritorno ideale alla città, manifesto potente un amore mai ricambiato. Una pittura così bella, metafisica e al contempo familiare risulta oggi nutriente e rigenerante per l’angusto e spesso irriconoscente ambiente cittadino’.
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