L’inaffidabilità del Movimento Cinque Stelle e le giravolte politiche di Luigi Di Maio

Parlare di  Giuseppe Conte  Movimento 5 stelle è parlare di doppia morale come ben dice la consultazione online sul due per mille.

Per chiarezza ricordiamo che debuttando sul palco politico i pentastellati affermavano con tracotanza: ‘Non siamo un partito, non siamo una casta, siamo cittadini punto e basta’, mentre ora discutono e votano   la proposta di iscrivere il Movimento 5 stelle al registro dei partiti, così da poter accedere al  finanziamento pubblico. Anche i più disattenti ricordano le loro campagne  populiste contro la ‘casta’ e la ‘partitocrazia’, leitmotiv  su cui i cinquestelle sono stati fondati.

Dalla nascita del secondo governo Conte, nel settembre 2019, era ovvio  sollevare qualche dubbio non solo sulla credibilità e sulla coerenza della svolta grillina  ma anche sulla  sua consistenza e affidabilità.

I risultati elettorali impietosi e sondaggi sempre più foschi  hanno reso quelle considerazioni oggi assolutamente banali ma nel passato la maggioranza degli osservatori politici profetizzavano, erroneamente, all’allora presidente del Consiglio e al suo partito un futuro  radioso, fondato su una popolarità e una centralità politica apparentemente inscalfibili.

Conte ha spiegato alla tv del Corriere della sera come nei cinquestelle sia stato avviato ‘un nuovo corso che richiede del tempo per dipanarsi appieno’, che di conseguenza ‘il senso di una comune immedesimazione in questo progetto politico non ancor si dispiega in tutte le componenti interne al movimento’ e che comunque ‘in tutta la stragrande maggioranza del movimento c’è una grande predisposizione per correre insieme’.

Conte  osserva che il rischio di una ‘subalternità’ dei cinquestelle nell’alleanza con il Pd proprio non c’è, e che semmai si potrebbe parlare di subalternità del Partito democratico, visto come i democratici si sono convertiti al taglio dei parlamentari.

Il partito nato contestando tutti gli altri partiti perché ormai indistinguibili, in quanto dediti unicamente all’accaparramento di poltrone, soldi e potere, che in una sola legislatura è riuscito ad allearsi con ciascuno di loro, escluso solo Fratelli d’Italia (per scelta di Fratelli d’Italia, sia chiaro), governando prima con la Lega in nome del sovranismo e poi con il Partito democratico in nome dell’europeismo, e infine persino con Silvio Berlusconi, con il quale Conte ha addirittura proposto di riformare la Costituzione.

Il partito che aveva praticamente come unica ragion d’essere la cosiddetta questione morale, che aveva costruito le sue intere fortune accusando gli altri d’incoerenza, disonestà e opportunismo,  in Parlamento ha battuto ogni record precedente in fatto di trasformismo, fornendo transfughi a tutti i gruppi parlamentari presenti nelle due Camere, eccettuato solo quello delle Autonomie linguistiche.

Di Maio, come Conte e prima di Conte  è stato  il capetto di un movimento antipolitico e antidemocratico scelto da Casaleggio padre   per svillaneggiare le istituzioni repubblicane mutilando il Parlamento, ‘la scatola di tonno che sarà aperta’.

Di Maio che chiede l’uscita dall’euro gestito de Mario Draghi, che  invoca l’impeachment di Sergio Mattarella e sostiene  i gilet gialli che prendevano d’assalto i palazzi della Repubblica francese di Emmanuel Macron, e poi applaude senza alcuna decenza Draghi, Mattarella e Macron e sostiene Draghi ancora a Palazzo Chigi, Mattarella di nuovo al Quirinale e dare indicazione di voto per Macron all’Eliseo.

Di Maio che  fino a qualche anno fa cercava alleanze strategiche con i partiti più estremisti d’Europa  e aveva il desiderio di entrare nella famiglia dei nazional-sovranisti al Parlamento di Bruxelles, con Nigel Farage e gli indipendentisti della Brexit, e ora corteggia i socialisti.

Di Maio e le  sue indecenti  giravolte ideologiche sanciscono la sua assoluta immaturità politica.

Di Maio è lo stesso che accusava il Pd di fare l’elettroshock ai bambini per sottrarli alle famiglie naturali e poi lucrare sugli affidamenti familiari, mentre ora vuole allearsi col Pd a Bibbiano, in Italia e in Europa. Per questo è inspiegabile come possa essere considerato un politico serio e coscienzioso anziché un ‘fratacchione’  opportunista pronto a umiliare la democrazia rappresentativa.

Di Maio ha speculato sull’antipolitica alimentando rabbia e risentimento e su lui e Conte non resta che aspettare di  sui giornali  i risultati delle prossime elezioni.

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