“Questo ponte di solito viene indicato come un capolavoro dell’ingegneria, in realtà è un esempio del fallimento dell’ingegneria”. Antonio Brencich, docente di strutture in cemento armato alla Facoltà di ingegneria di Genova, nel 2016 scriveva le sue preoccupazioni sul ponte Morandi, crollato oggi a Genova.
Intervistato da ‘Primocanale’, il professore, in un articolo pubblicato sul sito ingegneri.info il 29 luglio di de anni fa aveva bollato come un fallimento l’idea di un ponte con quella sagoma (del ‘cavalletto bilanciato’). Infatti ne furono costruiti solo tre in tutto.
“Il Viadotto Morandi ha presentato fin da subito diversi aspetti problematici, oltre l’aumento dei costi di costruzione preventivati”. Le osservazioni dell’ingegnere contenute nell’articolo sono di carattere strettamente tecnico, ma fanno riferimento al fatto che il ponte, realizzato nei primi anni ’60, fu fin dai primi decenni “oggetto di manutenzioni profonde – si legge su Ingegneri.Info – con costi continui che fanno prevedere che tra non molti anni i costi di manutenzione supereranno i costi di ricostruzione del ponte: a quel punto – conclude l’articolo – sarà giunto il momento di demolire il ponte e ricostruirlo”. “Negli anni Novanta – ricordava Brencich – il ponte ebbe una quantità di lavori enormi, fu necessario integrare la struttura originale per impedire che insorgessero condizioni di pericolo”. “Un ponte deve durare 100 anni senza manutenzioni di questo tipo”, aggiungeva il professore. Il fatto che dopo 30 anni sia stata necessaria la sostituzione di elementi strutturali vuole dire che è un ponte sbagliato.
Inoltre c’è da dire che ‘venne sbagliato il calcolo della deformazione’. Insomma, aveva sottolineato l’esperto, “questo è un ponte in continua manutenzione, che dovrà essere sostituito. Ci sarà un momento in cui il costo della manutenzione sarà superiore a quello della ricostruzione. Quello sarà il momento in cui dovrà essere sostituito. Io so che a fine anni Novanta i lavori hanno avuto grosso modo un costo pari all’80% del costo di ricostruzione”.