“Il pattugliatore Libra non ha cabine, se non quelle degli ufficiali, mentre i marinai dormono a turno in camerate coi letti a castello, quindi gli immigrati soccorsi in mare dovranno fare il viaggio fino in Albania dormendo all’aperto, per almeno due giorni”. Ecco perché i migranti destinati all’Albania devono essere maschi, adulti e in forma. Due notti sul ponte in mare aperto non sono una passeggiata, specialmente in inverno, sottolinea un ammiraglio.
Due giorni a dormire sul ponte di una nave militare, all’aperto, e quando arrivi non ti puoi fare nemmeno una doccia. Anche se gli ospiti vengono presi sani c’è da scommettere che si ammaleranno in fretta. Ma se l’idea di spostare i migranti in Albania è questione di propaganda elettorale, opinabile o meno, è l’aspetto gestionale a far davvero rabbrividire. Da cogliere che il centro in Albania è l’esatto opposto dell’efficienza. Mesi di ritardo, navi non trovate, milioni di euro buttati in appalti senza gara a ditte sconosciute, come ha mostrato un’inchiesta di Domani e come c’era da aspettarsi, viste le accuse di alcuni giornali albanesi sul clientelarismo di Edi Rama e che Mow aveva ripreso sul caso della Trattoria Meloni. Illazioni di natura politica o meno, visto quello che sta succedendo con i lavori edili a Gjader non ci sarebbe da stupirsi troppo, e bisogna anche ricordare che nel 2023 l’Unione Europea ha bloccato all’Albania i rimborsi del fondo Ipard per l’agricoltura, in seguito a un’indagine dell’ufficio anticorruzione europeo. E ci sono coincidenze inquietanti con il caso del Cpr. Il rapporto di Olaf, l’agenzia anticorruzione europea, parla esplicitamente di “Appalti aggiudicati senza gara o tramite gara truccata (con offerte false), prezzi gonfiati e violazione delle norme contrattuali’. Esattamente quello che ha scoperchiato l’inchiesta di Domani.
In teoria non doveva essere nemmeno Libra a occuparsi del trasferimento dei migranti verso Shengjin: a maggio il Ministero dell’interno aveva bandito una consultazione preliminare di mercato “per l’affidamento del servizio di noleggio di unità navale/i per il trasporto di migranti presso le strutture di accoglienza previste dal protocollo Italia-Albania in materia migratoria”. I requisiti prevedevano una nave in grado di trasportare 300 passeggeri, ovvero 200 migranti e 100 operatori, con un minimo di 50 cabine da due posti letto. Strano che nessun armatore abbia risposto alla consultazione, ma visto che il protocollo di cooperazione prevede, al comma 7, “che per l’attuazione del Protocollo, le amministrazioni pubbliche sono autorizzate alla stipulazione e all’esecuzione di contratti o convenzioni di appalto di lavori, servizi o forniture, anche in deroga alla normativa vigente”, c’è da aspettarsi di tutto. Alcuni media albanesi ipotizzavano anche, polemicamente, che a trasportare i migranti potrebbero essere perfino alcuni pescherecci del folcloristico proprietario della Trattoria Meloni, anche se questo rimane ancora da verificare. Se sono queste le azioni concrete, parole della Meloni, per fermare la tratta di esseri umani, siamo ben lontani dal raggiungere l’obiettivo. E sulla terraferma le cose non vanno meglio: a Gjader, dove saranno trasferiti i migranti, i lavori non sono ancora finiti. Gennarino de Fazio, sindacalista della polizia penitenziaria, ha fatto sapere che mancano ancora la corrente e l’acqua.