L’uccisione di Soleimani ha acceso un focolaio pericoloso nella polveriera del Medio Oriente. L’Iran ha promesso una dura vendetta nei confronti degli Stati Uniti e ha invitato Trump a preparare le bare per i soldati. Il presidente statunitense, fatta la prima mossa, non si è tirato indietro. Anzi, ha rilanciato inviando altri soldati e proseguendo con i raid verso gli obiettivi di alto valore dello scacchiere iraniano e filo-iraniano.
La sensazione è che l’Iran risponderà all’uccisione di Soleimani e lo farà in maniera dura. Per la morte di venticinque miliziani aveva inviato i miliziani ad assaltare l’ambasciata Usa a Baghdad. Per la morte del Generale farà le cose in grande. Almeno questo è il rischio. L’azione sarà pianificata da Ismail Qaani, il successore di Soleimani. Nei tre giorni di lutto per la morte del generale coverà molto probabilmente il sentimento di vendetta, poi inizierà a pianificare concretamente una controffensiva su vasta scala. Azioni di guerriglia che possano avere un impatto mediatico e in termini di vite umane. Di certo con una sola mossa, forse avventata, Washington riuscita a ricompattare una porzione importante del mondo Medio Orientale, e tutti i nuovi pseudo-alleati hanno un buon motivo per reagire e colpire l’America.
Per l’intelligence americana inizia ora il lavoro più difficile: capire come, dove e quando possa consumarsi la vendetta iraniana. Il primo quesito riguarda ovviamente i tempi. Secondo alcuni osservatori la reazione potrebbe essere immediata, rabbiosa, forse anche imprudente. Secondo altri invece il conto per la morte di Soleimani sarà presentato tra qualche tempo, dopo aver smaltito lo shock e dopo aver riorganizzato l’apparato militare. In secondo luogo resta da capire dove l’Iran colpirà. In Medio Oriente o in occidente? Sarà un attacco contro i militari o contro i civili? O contro i diplomatici, che avrebbe messo nel mirino anche Soleimani, che per questo motivo sarebbe stato eliminato dagli Stati Uniti senza troppi indugi. Secondo alcuni esperti la tentazione sarà quella di vendicare il Generale sullo stesso campo di battaglia sul quale è stato eliminato, quindi a Baghdad.
Non si può escludere, anzi, che tra gli obiettivi possano esserci i pozzi petroliferi. Un attacco ben assestato contro gli impianti in Arabia Saudita e Kuwait potrebbe portare a una crisi economica globale.
A livello mondiale la Russia definisce l’uccisione di Soleimani come un grave errore che potrebbe dare vita a un conflitto armato o, peggio, a una corsa all’atomico. Pechino chiede agli Stati Uniti di rispettare la sovranità territoriale irachena e pone l’accento sulla possibile, in realtà quasi certa, reazione di Teheran.