E’ altissima la tensione tra Riad e Teheran, con l’Arabia Saudita e il Bahrain che decidono di interrompere le relazioni diplomatiche con l’Iran che promette vendetta per l’esecuzione dell’imam Nimr al-Nimr. I sauditi hanno deciso di sospendere tutti i voli da e verso l’Iran. ‘La vendetta divina si abbatterà sui politici sauditi’, ha detto ieri la Guida suprema Ali Khamenei nel secondo giorno dell’ira sciita contro la monarchia saudita. Parole durissime accompagnate da una immagine più che eloquente: ‘Un boia bifronte, una parte vestita con l’abito bianco saudita e l’altro con quello nero di Jihadi John, l’impietoso tagliatore di teste dell’Isis’. Il governo iraniano ha ufficialmente sospeso l’Umrah, ovvero il ‘pellegrinaggio minore’ alla Mecca che si può eseguire in ogni periodo dell’anno ad eccezione del mese di Ramadan. Lo ha annunciato in una conferenza stampa a Teheran il portavoce dell’esecutivo, Mohammad Bagher Nobakht, precisando che la decisione resterà in vigore finché non saranno garantite condizioni di sicurezza per i pellegrini. Intanto in Iraq due moschee sunnite sono state attaccate. Il segretario di Stato Usa Kerry ha telefonato ai ministri degli Esteri dei due Paesi, mentre l’inviato dell’Onu De Mistura volerà nelle due capitali per tentare di disinnescare l’escalation. Ma da Riad la risposta è stata pronta: ‘Il regime iraniano è l’ultimo al mondo che può accusare gli altri di sostenere il terrorismo’, ha detto un funzionario del ministero saudita, visto che sponsorizza il terrore ed è condannato dalle Nazioni Unite e da molti Paesi. Riad interrompe quindi, e di fatto, i propri rapporti con Teheran evacuando i propri diplomatici da Teheran, e invitando quelli iraniani a lasciare l’Arabia Saudita entro 48 ore. Anche il Bahrain, secondo la tv panaraba al Arabiya, ha dato 48 ore di tempo ai diplomatici iraniani per lasciare il Paese. Intanto nonostante i circa 50 arresti annunciati dalla magistratura, altre proteste si sono ripetute oggi nello stesso luogo, con scontri e qualche agente ferito. Proteste concluse con un atto simbolico da parte dei manifestanti con una targa nuova, con il nome dello Sheikh Nimr, fissata al posto di quella che indicava Boustan street. Lo Sheikh Al Nimr, che nel 2009 aveva fatto appello alla secessione delle province orientali, ricche di petrolio e dove vive la maggioranza dei due milioni di sciiti del Regno, era stato condannato lo scorso anno da una Corte speciale a Riad per ‘sedizione’ e per avere posseduto armi. Il leader sciita aveva respinto quest’ultima accusa e aveva detto di non aver mai incitato alla violenza. Suo fratello, Mohammad al Nimr, ha riferito che la famiglia è rimasta scioccata dalla notizia delle esecuzioni, ma ha fatto appello alla popolazione sciita perché ogni protesta sia pacifica. Mohammad al Nimr è il padre di Ali, il giovane anch’egli condannato a morte per il quale la comunità internazionale si è mobilitata negli ultimi mesi, ma che non compare nella lista dei giustiziati. Amnesty International ha riferito che Ali al Nimr è stato arrestato nel febbraio del 2012, quando aveva 17 anni, ed è stato condannato a morte per rapina a mano armata e per aver attaccato le forze di sicurezza. L’ambasciatore saudita presso le Nazioni Unite, Abdallah Al-Mouallimi, ha detto che l’Arabia Saudita riprenderà i rapporti con l’Iran quando Teheran smetterà di interferire negli affari degli altri Paesi, promettendo che Riad continuerà a lavorare ‘molto duramente’ per sostenere la pace in Siria e nello Yemen: ‘L’Iran deve smetterla di interferire negli affari interni di altri Paesi, compreso il nostro. Se lo fanno, noi ovviamente avremo rapporti normali con l’Iran. Non siamo nemici dell’Iran’. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato con forza l’attacco sferrato contro l’ambasciata di Riad a Teheran e contro il suo consolato a Mashhad dopo l’esecuzione, da parte delle autorità saudite, di 47 detenuti. In un comunicato i 15 membri del Consiglio di sicurezza Onu chiedono all’Iran di proteggere il personale diplomatico, evitando riferimenti all’esecuzione di al-Nimr: ‘I membri del Consiglio di sicurezza condannano nei termini più forti gli attacchi contro l’ambasciata del Regno dell’Arabia Saudita a Teheran, e contro il suo consolato generale a Mashhad nella Repubblica islamica dell’Iran’, recita il comunicato. Esprimendo profonda preoccupazione per gli attacchi, il consiglio ha ‘chiesto alle autorità iraniane di proteggere i beni consolari e diplomatici, oltre al personale, e di rispettare i loro obblighi internazionali a riguardo. Inoltre le parti vengono invitate a mantenere il dialogo e a ridurre le tensioni nella regione. Riad è stata accusata di fomentare tensioni e conflitti nella regione, ricordando la ‘guerra sanguinosa nello Yemen, dove dal 26 marzo l’Arabia Saudita guida una coalizione militare araba contro i miliziani sciiti houthi sostenuti dall’Iran. L’obiettivo finale di Riad è quello di smontare la sicurezza e la stabilità regionale. La Russia è, invece, pronta a invitare il ministro degli Esteri saudita e quello iraniano a Mosca per negoziati che mettano fine alla tensione. Lo ha riferito una fonte diplomatica all’agenzia di notizie russa Tass: ‘Esprimiamo sincero rammarico per l’escalation dei rapporti tra Iran e Arabia Saudita’, ha detto la fonte, aggiungendo che ‘La Russia è sempre stata a favore del dialogo e dei contatti costruttivi. Pertanto se i partner a Riad e Teheran sono interessati al nostro ruolo, siamo pronti a offrire servizi di mediazione per ripristinare la comprensione reciproca su tutte le questioni. Siamo pronti a invitare i ministri degli Esteri saudita e iraniano a Mosca’. Anche la Farnesina ha espresso forte preoccupazione per le crescenti tensioni politiche e diplomatiche in Medio Oriente, che rischiano di esacerbare in maniera insostenibile le divisioni all’interno del mondo islamico e di compromettere gli sforzi diplomatici in corso per la risoluzione delle gravi crisi in corso nell’area. L’Italia, afferma una nota del ministero degli Esteri, incoraggia Arabia Saudita e Iran a fare tutto quanto possibile per ridurre le tensioni e non imboccare una escalation pericolosa per tutti, ricordando come la ricerca di soluzioni alle complesse crisi in Medio Oriente, in primo luogo quelle in Siria e in Yemen, non possa prescindere dalla volontà di dialogo e dalla visione strategica di tutte le parti, in particolare dei principali Paesi della regione.
Roberto Cristiano