L’Italia è più in pericolo di quanto pensi l’Eurozona”. Lo sostiene l’opinionista del Financial Times Wolfang Munchau, secondo il quale lo spettro dell’Euroscetticismo nel nostro Paese “non scomparirà” con le riaperture, perché in Italia, “come è successo in Gran Bretagna con la Brexit”, si sta “iniziando a incolpare l’Ue per tutto ciò che non va” e il M5s potrebbe “cavalcare” il crescente sentimento anti-Ue e considerarlo “un’opportunità” per rilanciarsi elettoralmente.
L’analisi dell’opinionista del Ft, parte da una considerazione, quella che il problema del nostro Paese, a differenza di quanto accadde nel 2012, non è l’aumento dello spread, ma è l’impennata del rapporto debito/Pil. Munchau nota che alla fine del 2019 il debito pubblico italiano era al 136% del Pil e che alla fine del 2020 esso potrebbe schizzare al 180%, presumendo che il Pil, come sostiene il Fmi, potrebbe scendere del 10% e il debito salire del 20%, a causa del’emergenza coronavirus. Anche Confindustria sul Pil italiano vede nero e per il 2020 stima un calo del 6% del Pil, ma solo se il lockdown finirà a maggio, mentre nei primi 3 mesi dell’anno stima un arretramento del 10% del Pil. Decisamente pessimista sull’Italia è poi Fipe-Confcommercio, che proprio oggi misura in 30 miliardi di euro le perdite del settore dei pubblici esercizi (bar, ristoranti, pizzerie, catene di ristorazione, catering, discoteche, pasticcerie, stabilimenti balneari), aggiungendo che il nostro Paese corre il serio rischio di veder chiudere definitivamente 50.000 imprese e di perdere 300 mila posti di lavoro.
“Quindi cosa dovrebbe fare l’Italia?” si chiede Munchau, il quale, al vertice Ue del prossimo 23 aprile, dove si dovrà discutere dei possibili aiuti europei, coronabond inclusi, prevede che i leader europei si impegneranno “per un fondo di ristrutturazione”. Ciò, spiega, renderà la Bce, per quest’anno, la nostra unica ancora di salvezza. Ma poi? Munchau vede tre possibili sbocchi della crisi. Il primo è l’Outright Monetary Transactions (Omt) ossia il piano, mai lanciato ed evocato da Mario Draghi, di acquisto diretto da parte della Bce di titoli di Stato emessi dai Paesi in crisi, a patto che il Paese avvii un programma di risanamento, cioè a patto che l’Italia adotti il Mes. Tuttavia, aggiunge Munchau, “non sembra esserci una maggioranza nel Parlamento italiano per il sostegno del MES. Né è chiaro se la Bce accetterà di attivare l’Omt”. Seconda opzione: ricorrere al default, o chiedere la ristrutturazione del debito. ”Ciò – spiega Munchau – potrebbe essere compatibile con l’adesione all’area dell’euro, ma richiederebbe il coinvolgimento della Bce, altrimenti il debito italiano perderebbe il suo status”. Tra gli effetti collaterali di questa opzione c’è la questione banche. “Poichè detengono gran parte del debito sovrano italiano – spiega Munchau – il default potrebbe portare a fallimenti bancari”. In questo caso: L’Italia potrebbe tagliare i suoi bond nazionalizzando i depositi. In tal modo “gli investitori verrebbero spazzati per salvare i risparmiatori”.