L’Italia pronta a tornare al nucleare

Al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica la prima riunione della neonata Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile (PNNS).

L’Italia, come già previsto da tempo dal PNIEC-Piano Nazionale Energia e Clima, punta sulla vasta diffusione delle rinnovabili e dell’efficienza energetica per garantire la decarbonizzazione e la sicurezza energetica, e lo fa anche attraverso la diversificazione delle fonti e l’integrazione delle diverse soluzioni tecnologiche disponibili. Tra queste, c’è anche il nucleare, quello “pulito”.

“Non si tratta evidentemente di proporre il ricorso in Italia alle centrali nucleari di grande taglia della terza generazione, ma di valutare le nuove tecnologie sicure del nucleare innovativo, quali gli Small Modular Reactor (SMR) e i reattori nucleari di quarta generazione (AMR)” ha spiegato il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto-

‘L’Italia non può perdere tempo: deve essere chiaro l’obiettivo di tornare a produrre energia pulita e sicura tramite il nucleare, a partire dai prossimi anni”, rimarca  il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini. Cui hanno replicato duramente gli ambientalisti scesi in piazza davanti al Mase: “Il nucleare non ci salverà. Stacchiamo la spina a questo sistema! Ecoresistenze”. E ancora: “Nucleare provato, disastro assicurato”. “Sono interessati a farci ritornare dopo 40 anni all’incubo nucleare. Questo è il governo delle trivelle, del ritorno al fossile e della guerra a tutti i costi”.

La nuova piattaforma, che verrà coordinata dal Mase con il supporto di ENEA e RSE, ha come obiettivo quello di definire in tempi certi un percorso finalizzato alla possibile ripresa dell’utilizzo dell’energia nucleare in Italia e alle opportunità di crescita della filiera industriale nazionale che è già operante nel settore. Le proposte per un percorso finalizzato alla possibile ripresa dell’utilizzo dell’energia nucleare in Italia andranno elaborate entro 6 mesi. Entro 7 mesi va infatti redatto un documento completo della roadmap, per poi arrivare all’elaborazione di vere e proprie linee guida con azioni, risorse, investimenti e tempi entro 9 mesi.

L’orizzonte temporale è fissato al 2030 e al 2050, per seguire e coordinare gli sviluppi delle nuove tecnologie nucleari nel medio e lungo termine, valutando nel medio termine le possibili ricadute in ambito italiano, in particolare nel settore degli SMR e dei reattori di IV generazione, e anche le possibilità di impiego di queste tecnologie e della fusione nel lungo termine a supporto dello sviluppo della generazione di energia dalle rinnovabili.

Abbracciare il nucleare “buono”, dunque, in un’ottica di decarbonizzazione dei sistemi energetici e produttivi, per supportare la sempre maggiore penetrazione nel mix energetico delle energie rinnovabili variabili e ottimizzare il funzionamento dei sistemi elettrici, si legge nel dossier preparato dal Ministero, per facilitare il raggiungimento dei target comunitari in materia di emissioni climalteranti, e anche per accrescere la sicurezza e la sostenibilità degli approvvigionamenti di energia, senza contare il rafforzamento delle opportunità di crescita della filiera industriale nazionale.

Questo porta con sé un investimento importante anche nella ricerca e nello sviluppo delle nuove tecnologie nucleari, e dei loro aspetti di maggiore sicurezza, sostenibilità e circolarità. Fondamentale è anche l’”accettabilità sociale“, e il rafforzamento del contributo dell’Italia nei percorsi e programmi di educazione, formazione e alta formazione universitaria: questo significa potenziamento dei corsi di laurea e dei dottorati, consolidamento della cooperazione e della partecipazione a livello europeo e coordinamento dei progetti e delle attività in corso a livello nazionale tra gli enti pubblici di ricerca operanti nel settore, tra università, associazioni scientifiche, soggetti pubblici operanti nel settore della sicurezza nucleare e del decommissioning, nonché imprese che hanno programmi di investimento nel settore nucleare o nella produzione di componenti e impianti.

La piattaforma farà in pratica da raccordo e coordinamento da parte del MASE dei diversi attori nazionali che a vario titolo e livello si occupano di energia nucleare, sicurezza e radioprotezione, e rifiuti radioattivi. L’idea è favorire lo sviluppo di tecnologie a basso impatto ambientale, con elevati standard di sicurezza e sostenibilità, e accettati dalla popolazione.

La piattaforma diventerà un network per mettere insieme le diverse iniziative, le esperienze, le criticità, le prospettive e le aspettative, e anche per confrontarsi con altre esperienze simili, come ad esempio la piattaforma europea SNETP – Sustainable Nuclear Energy Technology Platform.

Ma si tratta di un tema estremamente divisivo. “Sul nucleare il Governo sta totalmente sbagliando strada” tuona Legambiente. Il governo Meloni “si ostina a credere che la strada del ‘nucleare sostenibile’ sia percorribile. “Si tratta di una scelta sbagliata e insensata che rischia di traghettare l’Italia verso un modello di transizione energetica che non ha nulla di sostenibile”.

Impossibile dimenticare che l’Italia aveva espresso il suo no al nucleare con il referendum del 1987 e poi del 2011. Il vero problema è quello delle scorie radioattive, su cui al momento il Belpaese non ha ancora trovato una soluzione efficace. Senza dimenticare il grande problema del traffico illecito di rifiuti radioattivi, causati anche dall’elevato costo di smaltimento: un settore da cui la criminalità organizzata ha sempre trattato enormi vantaggi.

Legambiente, WWF Italia, Greenpeace Italia, e Kyoto Club hanno chiesto intanto un incontro al Mase e al Ministero della cultura per confrontarsi sulle rinnovabili, “vero volano di cui il Paese ha bisogno e che è inspiegabilmente bloccato tra ritardi e burocrazia” dicono.

 “Investire in questa forma di produzione di energia, come contributo alla lotta alla crisi climatica, sarebbe una scelta assolutamente contraddittoria con l’urgenza negli interventi di riduzione delle emissioni climalteranti, ribaditi anche nei rapporti dell’IPCC, per contenere l’aumento della temperatura media terrestre entro 1,5°C rispetto all’era preindustriale”.

Il nucleare sostenibile è davvero sostenibile?

Secondo buona parte della comunità scientifica, sì. Come spiega il NEI-Nuclear Energy Institute, quando si dice che l’energia nucleare è un elemento chiave per lo sviluppo sostenibile, si intende che può soddisfare la domanda globale.

L’Agenzia Internazionale per l’Energia riferisce che più di 1 miliardo di persone nel mondo vive senza elettricità, e senza elettricità i bisogni umani fondamentali come l’acqua pulita, la sicurezza alimentare e le opportunità educative sono difficili da soddisfare. La tecnologia nucleare può contribuire a creare infrastrutture elettriche affidabili per migliorare la salute e la qualità della vita di un numero crescente di persone che vivono in povertà.

Non solo: questo nucleare può aiutarci a proteggere il clima. Solo negli Stati Uniti, l’elettricità nucleare impedisce a più di 471 milioni di tonnellate di anidride carbonica di entrare nella nostra atmosfera ogni anno. Gli impianti nucleari richiedono inoltre una quantità minima di terreno per generare elettricità, rispetto ad altre fonti energetiche.

Riguardo alla sicurezza, secondo il NEI il nucleare è affidabile e stabile. A differenza delle fonti energetiche variabili come l’eolico e il solare, l’energia nucleare è disponibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7. E quando eventi imprevisti interrompono la catena di approvvigionamento energetico, gli impianti nucleari rimangono attivi per continuare a fornire energia alle popolazioni vulnerabili. In più, potrebbe farci stare persino meglio. La NASA e la Columbia University hanno scoperto che l’energia nucleare potrebbe aver salvato 1,8 milioni di vite che altrimenti sarebbero andate perse a causa dell’inquinamento dovuto alle emissioni in tutto il mondo.

Infine, è conveniente: uno studio comparativo dell’AIEA ha rilevato che l’energia nucleare è una delle fonti di elettricità più economiche a livello mondiale.

Il ministro dell’Ambiente Pichetto ha lanciato un videomessaggio dove è tornato a parlare di elettrico, ma non solo: “Crediamo nell’elettrico come una grande via per la mobilità del futuro, la principale. Per l’Italia, però, non può essere l’unica. Continueremo a batterci in Europa sul regolamento ‘automotive’, perché l’elettrico, oggi non accessibile a tutti, diventi una vera opportunità e non un limite, non un dogma senza alternative”.

Sul tema delle auto, il ministro spiega che “non può esistere mobilità che tenga a distanza a priori filiere produttive come quella italiana solida e vincente dell’endotermico” e per questo ricorda che l’Italia “può essere tra i migliori in Europa nello sviluppo degli e-fuel”, così come “lo è già su biocarburanti avanzati”.

Il tema degli spostamenti sostenibili, ricorda Pichetto, “è una missione che tocca la responsabilità di tutti”, e che “parte dai grandi obiettivi di europei di decarbonizzazione per ‘calarsi’ nella profondità del tessuto socio-economico del Paese, da dove parte la domanda di mobilità”.

“Il Ministero – ha detto ancora Pichetto – è impegnato a diffondere la cultura dello sharing e l’uso del trasporto collettivo, per promuovere mezzi a basse e zero emissioni, per la mobilità ciclistica”. Pichetto cita in particolare il programma sperimentale casa-scuola e casa-lavoro, con cui il Ministero sta cofinanziando 80 progetti di mobilità locale per 75 milioni, il programma di incentivazione per oltre 16 milioni denominato PRiMUS, che prevede tra le altre attività anche la realizzazione di nuove piste ciclabili per 42 chilometri, e il programma di finanziamento del trasporto scolastico sostenibile, che consentirà ai comuni beneficiari di acquistare 81 scuolabus elettrici.

“Stiamo definendo, di concerto con il MIT – conclude Pichetto – un decreto per approvare il finanziamento di progetti sulle corsie riservate per il trasporto pubblico, riguardane i centri sopra i 50mila abitanti in infrazione comunitaria”. A questo si aggiunge l’investimento previsto nel PNRR per la mobilità nelle isole minori e la spinta alla realizzazione delle colonnine di ricarica in centri urbani e superstrade.

Fonte: Miriam Carraretto

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