L’Italia riparte. Questo è il momento della solidarietà, di dimostrare cosa significhi essere italiani

Inizia oggi,  18 maggio,  la fase 2 dell’emergenza coronavirus in Italia. Dopo un piccolo assaggio, quello delle prime aperture del 4 maggio, dal 18 è l’inizio di un nuova vita. Apre quasi tutto, dai ristoranti ai bar passando per i parrucchieri e i musei. Riaprono le chiese, riaprono San Pietro e il Duomo di Milano, tanto per fare qualche esempio. Per uscire di casa non sarà necessaria l’autocertificazione, che dovrà essere compilata e mostrata solo in caso di spostamento tra le Regioni, che dovrebbe essere libero e incondizionato dal prossimo 3 giugno. Ora tocca a noi. Questo è un nuovo inizio. Una partenza in salita, per tutti. Per chi riapre il negozio senza sapere se riuscirà a tenerlo aperto fino alla fine dell’anno, per chi non esce di casa per paura del contagio.

 L’Italia riapre, torna a vivere, o almeno ci prova. Ci prova l’Italia del lavoro, che è in ginocchio ma con una grande voglia di ripartire e la speranza che tutto possa andare per il meglio. Ma prova a ripartire anche l’Italia che vuole divertirsi, quella che vuole riscoprire il gusto di un caffè al bar, di una birra al pub, di una pizza il venerdì sera. Per il cinema bisognerà attendere, nel frattempo si può decidere di visitare un museo.

 Non bisogna farsi prendere dalla paura. Bisogna accettare i rischi, bisogna fidarsi. Soprattutto bisogna seguire le regole. Distanziamento sociale e mascherina, distanziamento sociale, mascherina e igiene delle mani. Un mantra da ripetere tutti i giorni fino a quando non sarà davvero la normalità. Questo è il momento della solidarietà e del coraggio. È il momento di andare al bar a prendere un caffè, con il sorriso, per dare l’esempio, per dare fiducia a chi quel locale lo gestisce e combatte per sopravvivere dopo il terremoto coronavirus. È giorno buono per andare a mangiare fuori, in quel locale che tanto ci è mancato in questi mesi. È il giorno buono per dare una pacca sulla spalla, non un giudizio. Di accettare se il cibo non è buono come quello di due mesi fa. Oggi va bene, può succedere, lo accettiamo. Ce ne facciamo carico come Nazione e ripartiamo. Questo è il momento di dimostrare cosa sappiamo fare nei momenti di difficoltà. L’Europa guarda a noi e vede soprattutto i difetti e i luoghi comuni, ma un Cuore come il nostro se lo sognano. E anche questa volta ne usciremo. Uniti. Dal basso. Perché una Nazione che si muove insieme è in grado di superare anche quelli che possono essere i limiti della politica.

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