La legge 268 del 28 dicembre 2005, nell’ambito di varie misure a tutela del risparmio, introduce per la prima volta un termine al mandato del governatore e dei membri del direttorio, e dispone che entro il 2008 le quote di partecipazione a Bankitalia attualmente in mano a imprese private passino allo Stato. In base a tale legge, Draghi sarà il primo “governatore” (termine improprio visto che gestisce una SPA) ad avere un mandato a termine di sei anni, rinnovabile una sola volta. Il 28 dicembre 2005 viene pubblicata nella Gazzetta Ufficiale la legge n. 262 atta a ri-trasferire, entro il 2008, le quote di partecipazione a Bankitalia attualmente in mano ad imprese private, allo Stato ed agli enti pubblici.
Il 16 dicembre 2006 viene cambiato l’Art. 3 dello Statuto di Bankitalia. Il nuovo statuto è firmato dal Presidente del Consiglio Romano Prodi, dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dal ministro dell’economia Tommaso Padoa Schioppa. (rimane incomprensibile l’attuale respingimento dell’ultimo decreto “milleproroghe” da parte del capo dello stato, sicuramente il cambiamento dell’art. 3deloo statuto Bankitalia SPA era per lui più presentabile).
NUOVO STATUTO della BANCA d’ITALIA
Titolo I
Art. 3: Il capitale della Banca d’Italia è di 156.000 euro ed è suddiviso in quote nominative di 0,52 euro ciascuna, la cui titolarità è disciplinata dalla legge.
Il trasferimento delle quote avviene, su proposta del Direttorio, solo previo consenso del Consiglio superiore, nel rispetto dell’autonomia e dell’indipendenza dell’Istituto e della equilibrata distribuzione delle quote.
VECCHIO STATUTO della BANCA d’ITALIA
Titolo I
Art. 3: Il capitale della Banca d’Italia è di 156.000 euro rappresentato da quote di partecipazione di 0,52 euro ciascuna (4). Le dette quote sono nominative e non possono essere possedute se non da:
a) Casse di risparmio,
b) Istituti di credito di diritto pubblico e Banche di interesse nazionale;
c) Società per azioni esercenti attività bancaria risultanti dalle operazioni cui all’art. 1 del decreto legislativo 20.11.1990, n. 356;
d) Istituti di previdenza;
e) Istituti di assicurazione.
Le quote di partecipazione possono essere cedute, previo consenso del Consiglio superiore, solamente da uno ad altro ente compreso nelle categorie indicate nel comma precedente.
Art. 1:
La Banca d’Italia è istituto di diritto pubblico. Nell’esercizio delle proprie funzioni, la Banca d’Italia e i componenti dei suoi organi operano con autonomia e indipendenza nel rispetto del principio di trasparenza, e non possono sollecitare o accettare istruzioni da altri soggetti pubblici e privati. Quale banca centrale della Repubblica Italiana, è parte integrante del Sistema europeo di banche centrali (SEBC). Svolge compiti e le funzioni che in tale qualità le competono, nel rispetto dello statuto del SEBC.
Persegue gli obiettivi assegnati al SEBC ai sensi dell’art. 105.1 del trattato che istituisce la Comunità europea.
La Banca d’Italia emette banconote in applicazione di quanto disposto dall’art. 4, comma 1, del decreto legislativo 10 marzo 1998, n. 43. Assolve inoltre gli altri compiti ad essa attribuiti dalla legge ed esercita le attività bancarie strumentali alle proprie funzioni.
Art. 2:
La Banca d’Italia ha sede in Roma.
Può avere filiali, che si distinguono in sedi e succursali. L’articolazione territoriale e la competenza di sedi e succursali sono stabilite con delibera del Consiglio superiore.
Art. 4:
Le quote di partecipazione sono rappresentate da certificati nominativi.
La cessione delle quote deve risultare da girata, autenticata dal notaio, attergata al certificato originale, il quale deve essere presentato all’Amministrazione centrale della Banca che provvederà al rilascio di un nuovo certificato intestato al cessionario e, ove il trasferimento sia parziale, di un nuovo certificato intestato al cedente. Il cessionario potrà fare valere i diritti di partecipante solo dal momento della presentazione del titolo ceduto.
In silenzio, di nascosto, hanno creato esclusivamente a loro vantaggioLa Macchina Mostruosa, la truffa più colossale della storia dell’umanità perpetrata ai danni di tutti i cittadini Italiani (ed Europei). Nessuno ci ha interpellato, nessuno si è interessato delle Nostre opinioni, se eravamo d’accordo riguardo alla privatizzazione della Nostra Banca d’Italia, di proprietà del popolo Sovrano in qualità di Istituto di Diritto Pubblico.
Ecco il segreto del “boom economico”: venivano redistribuiti al popolo gli utili derivanti dall’emissione della moneta di Stato, ovvero di proprietà dei cittadini Italiani.
Sulle banconote erano stampate le diciture “Biglietto di Stato a corso legale” e “Pagabili a vista al portatore”, la moneta apparteneva davvero al popolo Sovrano, costituzionalmente.
Intorno al 2000 le cose cambiano: la Banca d’Italia in qualità di Istituto di Diritto Pubblico prende il nome di Bankitalia S.p.A. la quale, per ovvi motivi, non redistribuisce certo gli utili ai cittadini. E i nostri politici, quelli che dovrebbero fare esclusivamente gli interessi della Nazione e della popolazione, hanno fatto e fanno spudoratamente i loro interessi, oltre ad ignorare e aver ignorato i nostri diritti costituzionali, non facendo parte della banda, credo a buon ragione definirli “i loro camerieri”.
E’ un’analisi attenta ed estremamente puntuale. Che dire? L’Europa, l’Italia hanno il Governo gestito dalle banche d’affari?Lo ritenete giusto? O la cosa Vi è indifferente? Francia o Spagna …purché se magna?
Argo Fedrigo