Lo stress negli adolescenti

Lo stress è uno dei principali fattori di rischio per i problemi di salute mentale tra i bambini e gli adolescenti, tra cui depressione, ansia, sindrome da stress post traumatico, disordini alimentari e uso di sostanze. Ma c’è una buona notizia: la mente è malleabile. Le tecniche per gestire lo stress una volta che si apprendono e si mettono in pratica, specialmente all’interno della famiglia e si possono utilizzare per tutta la vita.

Per i teenager lo stress emotivo è nettamente maggiore di quello di un adulto, soprattutto perché il cervello non è ancora pronto per affrontarlo.

Una ricerca sulla mente degli adolescenti ha appurato che il loro essere poco propositivi dipende dal fatto che il loro cervello  è solo apparentemente maturato del tutto, ma che in realtà è ancora nella fase del pieno sviluppo, si sente sovraccaricato e, appunto, messo sotto stress perché incapace di reggere le troppe pressioni e informazioni ricevute: una sorta di intasamento mentale che dipenderebbe da svariati motivi – emotivi, ambientali, relazionali, psicologici – ma che, scientificamente, è la conseguenza di un’attivazione sproporzionata di quel sistema cerebrale che prende nome di ricompensa e che scatta ogni qual volta ci si trovi di fronte all’arduo compito di dovere fare una scelta.

Prendere una qualsiasi decisione, se pur banale quando si è giovani sembra di vitale importanza: o è tutto bianco o è tutto nero, non ci sono vie di mezzo né, tanto meno, vie di fuga.

Le ragioni dello stress adolescenziale non sono solo biologiche e neurologiche, ma anche ormonali  dovute alla maturazione sessuale,   e psicologiche,   l’inizio della vita sociale e il ‘debutto’ nel gruppo dei pari: lo sviluppo della sessualità contribuisce oltremodo ad aumentare lo stress perché accresce le pulsioni e le emozioni che però non si accordano con lo sviluppo mentale visto che  il cervello è del tutto maturo a livello neurologico tra i 20 e i 22 anni quando si dà la completa mielinizzazione delle fibre che collegano l’emisfero destro e il sinistro.

Prima di riuscire ad utilizzare le informazioni che arrivano dall’esterno, un ragazzo deve capirle, e non è cosa da poco: questa sorta di confronto col mondo genera turbamento e insicurezze, e forse è per questo che durante l’adolescenza ci si chiude in un mondo parallelo che si è in grado di gestire di più.

È allora importante capire quali cose per noi adulti del tutto ‘normali’ possono invece scatenare reazioni emotive devastanti nei nostri figli: senza arrivare ai casi più gravi di dipendenze emotive e non solo, che possono avere strascichi per tutta la vita, è sempre bene sapere e intuire cosa provoca ansia e paura nei bambini e negli adolescenti. I campanelli d’allarme variano con l’età, per esempio rabbia e incubi per i più piccoli, scarsa autostima e ribellione nei più cresciuti,  ma tutti non sono da sottovalutare.

I ricercatori della Vanderbilt University nel Tennessee (Usa)  hanno cercato risposte in più di 200 studi sui diversi metodi per affrontare e controllare le forti emozioni nei giovani, con più di 80 mila bambini e ragazzi coinvolti,

L’obiettivo del team guidato da Bruce Compas, psicologo e principale autore dello studio, era individuare quale tra quei metodi fosse il migliore. Per prima cosa i ricercatori hanno diviso le comuni strategie di gestione dello stress in cinque categorie: la soluzione del problema (problem solving), la regolazione emotiva, il riesame cognitivo, la distrazione e l’evasione.

Hanno poi analizzato gli effetti di queste tecniche psicologiche sia da un punto di vista interiore che esteriore, monitorando i cambiamenti nei sintomi di ansia, depressione e solitudine tanto quanto nei comportamenti. E alla fine sono giunti alla seguente conclusione: per i bambini e gli adolescenti funzionano meglio le strategie adattative, quelle che puntano a convivere con le emozioni cercando un modo per non farsi sopraffare, piuttosto che quelle rivolte a eliminare il problema e reprimere i sentimenti.

Abbiamo trovato,  dice Compas,  che quando gli individui usano tecniche adattative, come guardare al problema da una prospettiva differente,  impegnarsi nella soluzione o intraprendere dialoghi costruttivi, sono in grado di gestire meglio gli effetti avversi dello stress. Coloro che invece ricorrono a strategie non adattative, come reprimere, evitare o negare le proprie emozioni hanno problemi maggiori associati allo stress.

Lo studio è un vademecum per i genitori. Si tratta di quattro consigli alle mamme e ai papà su come aiutare i propri figli ad affrontare l’ansia per la scuola, per le difficoltà negli sport o nelle amicizie, o le preoccupazioni per problemi ancora più gravi.

  1.  Dedicare del tempo ai figli e condividere con loro lo stress e le sfide che stanno affrontando. All’inizio non c’è bisogno di dare alcun consiglio. Basta ascoltare.
  2.  Ricordarsi della prima regola della gestione dello stress: prova a cambiare le cose che puoi cambiare e accetta quelle che non puoi cambiare
  3.  Pensare a voce alta e spiegare ai propri figli come voi genitori avete affrontato situazioni simili in passato oppure come affrontereste adesso questa situazione.
  4.  Incoraggiare i figli a fare un piano e controllare se funziona dopo un giorno o due. Se il piano A non porta risultati, passare al piano B. E così via fino a quando il problema si è risolto da solo o i figli diventano capaci di accettare il problema trovando un modo per adattarvisi.

Moreno Manzi

 

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