Varare una nuova legge elettorale in sostituzione del Porcellum. Spostare la discussione dal “chiuso delle consultazioni riservate tra partiti” all’aula del Parlamento. Ma soprattutto fare presto e non perdersi in veti incrociati. I cittadini italiani non possono essere chiamati al voto della primavera prossima con l’attuale legge elettorale. In rischio c’è la credibilità dell’intera classe politica italiana. E’ questo il succo dell’ennesimo ammonimento lanciato ai partiti dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Ancora una volta il capo dello Stato tira l’orecchio a quel mondo politico che cincischia, perde tempo, fa melina, pone paletti su tutto e che non si rende conto che se non si cancella il Porcellum si fa un regalo a quell’antipolitica che rischia di spazzare via, nel segreto dell’urna, il sistema partitico italiano. Questa volta Re Giorgio, sempre più il vero metronomo della vita politica italiana, prende carta e penne e scrive ai presenti di Senato e Camera, Schifani e Fini. Ma le sue sono parole indirizzate soprattutto ai segretari dei partiti che siedono in Parlamento. “Stanno purtroppo trascorrendo le settimane senza che si concretizzi la presentazione alle Camere, da parte dei partiti che hanno da tempo annunciato di voler raggiungere in proposito un’intesa tra loro, di un progetto di legge sostitutivo di quella vigente per l’elezione della Camera dei Deputati e del Senato”, scrive nella lettera Napolitano. Ed ecco che estrae il cartellino giallo sventolandolo sotto il naso di ABC e company. “Debbo ricordare – continua la missiva del presidente della Repubblica – che su questa materia (e più in generale su quella di possibili modifiche istituzionali) consultai nel gennaio scorso i rappresentanti di tutte le forze politiche presenti in Parlamento, ricevendone indicazioni largamente convergenti anche se non del tutto coincidenti a favore di una nuova legge elettorale”. Ma di queste convergenze ancora non si vede nessun frutto. Anzi sembri che la volontà di tutti di cambiare il Porcellum resti solo nelle dichiarazioni di facciata. E per questo si augura che “l’autorevole opinione dei Presidenti delle Camere, nel loro continuo rapporto con i Presidenti dei gruppi parlamentari, possa concorrere a sollecitare la oramai opportuna e non rinviabile presentazione in Parlamento di una o più proposte di legge elettorale, anche rimettendo a quella che sarà la volontà maggioritaria delle Camere la decisione sui punti che non risultassero oggetto di più larga intesa preventiva e rimanessero quindi aperti ad un confronto conclusivo”. La missiva si chiude con la richiesta di un confronto alla luce del sole che “non resti ulteriormente chiuso nell’ambito di consultazioni riservate tra partiti”. Giorgio Napolitano anche questa volta forza la mano delle sue prerogative costituzionali ma lo fa in modo velato, perché si rivolge a Schifani e Fini per puntare il dito contro i partiti. E’ a loro che si rivolge e lo fa senza mezze parole. Sicuramente non potrà continuare a dettare i tempi, come fin’ora fatto, della politica italiana ma l’uscita di oggi è, senza dubbio, una delle più ‘azzeccate’ di un settennato che si avvia alla conclusione.
Immediata la risposta di Schifani. “Il Senato, non appena definito il testo, non si sottrarrà all’impegno, pur in presenza di un intenso calendario dei lavori, in questa fase significativamente condizionato dall’esigenza di assicurare in via prioritaria l’esame dei numerosi dl presentati dal Governo”, dice il numero uno di Palazzo Madama. “Sarà pertanto mia cura sottoporre immediatamente all’attenzione della Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari quanto da Lei indicato che, come esattamente ricorda, era stato da Lei stessa rappresentato agli esponenti di tutte le forze politiche presenti in Parlamento, ricevendone indicazioni largamente convergenti anche se non del tutto coincidenti a favore di una nuova legge elettorale”. E anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, si dice pronto “fin dalle prossime ore consultare il presidente Schifani e convocare la Conferenza dei Capigruppo”. Una apertura, quella del leader di Fli, non senza qualche vena polemica nei confronti del numero uno del Senato. Fini spiega che “fin dall’ottobre 2010, e confermato nel marzo 2011, la Presidenza del Senato aveva ribadito alla Presidenza della Camera che l’esame delle proposte di legge sulla legge elettorale avrebbe preso avvio a Palazzo Madama unitamente ai disegni di legge di riforma Costituzionale. Ciò spiega perché, per doveroso rispetto dell’altro ramo del Parlamento, la Camera non ha fino ad oggi avviato la discussione delle proposte di legge della riforma elettorale”. “E’ comunque evidente –aggiunge il numero uno di Montecitorio- che la questione posta giustamente dal capo dello Stato, al di là dei profili istituzionali e regolamentari, ha una rilevanza preminentemente politica”.
L’invito di Giorgio Napolitano è stato accolto positivamente anche dalle forze politiche. “La nostra risposta alla condivisibile lettera del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è breve e chiara:noi siamo pronti”, dice il segretario del Pdl, Angelino Alfano. “Il lavoro finora svolto dalle forze politiche non è stato vano perché è servito ad avvicinare le posizioni e a creare un atteggiamento consapevole e costruttivo, che è indispensabile presupposto per l’approvazione della nuova legge elettorale”. Anche Pierluigi Bersani, segretario del Pd, non si tira indietro. “Noi siamo l’unico partito ad aver presentato una proposta. Siamo pronti a discutere anche domani mattina”.