Lotta al coronavirus, ‘droplet’ è la nuova parola d’ordine. Ma cosa significa?

Il governo tiene alta l’asticella della tensione per l’emergenza coronavirus e mette in campo linee guida a livello nazionale. La vera novità riguarda la parola droplet, un’arma contro il contagio. Ma di cosa stiamo parlando?  Cosa significa la parola droplet? Dall’inglese drop, che significa goccia, con la parola droplet si intende la trasmissione tramite gocce d’acqua che veicolano i germi in caso di contatto ravvicinato tra un paziente contagiato e un soggetto sano. Più in generale è il sistema di contagio attraverso gli starnuti, i colpi di tosse o semplicemente mentre due persone parlano a distanza ravvicinata.

 Applicando il droplet al coronavirus, e più in generale all’emergenza sanitaria italiana, si tratta del sistema ideato per tenere a distanza le persone. E così l’apertura dei locali pubblici (musei inclusi) è regolata in maniera tale da evitare assembramenti. Già negli ultimi giorni, ad esempio, la Regione Lombardia ha concesso ai pub di rimanere aperti anche dopo le ore 18.00 a patto che il servizio sia solo al tavolo e non al bancone. Questo per ridurre il numero dei clienti all’effettiva capacità dei locali. Per i musei si parla invece di visite contingentate. L’acquisto dei biglietti avviene esclusivamente online (per evitare lunghe file davanti alle biglietterie) e le visite sono organizzate in maniera tale che solo poche persone si trovino nello stesso locale.

Importante novità nella lotta al contenimento del coronavirus: l’Istituto superiore di sanità (Iss) e il Dipartimento Scientifico del Policlinico Militare Celio di Roma hanno reso noto di aver sequenziato gli interi genomi del virus SarS-Cov-2 isolati dal primo paziente cinese risultato positivo in Italia e dal paziente uno di Codogno.

Il sequenziamento del genoma, ha spiegato l’Iss, ha implicazioni importanti in quanto permette di conoscere l’intero codice genetico del virus e di seguirne i mutamementi nel tempo e nello spazio. Ciò è utile per conoscere e seguire i focolai e per investigare la struttura del virus stesso.

I laboratori dell’Iss e del Celio hanno coltivato il virus e sequenziato l’intero genoma. Le due sequenze sono state poi messe a confronto tra di loro e con il ceppo di riferimento di Wuhan, nonché con alcuni altri ceppi isolati in Europa.

A una prima analisi, si legge nella nota dell’Iss, si evidenzia una stretta somiglianza tra il ceppo virale del paziente cinese ricoverato allo Spallanzani di Roma e il ceppo virale di riferimento di Wuhan, evidenziando l’origine cinese del virus.

Il ceppo virale cosiddetto “lombardo”, cosi come alcuni ceppi isolati in altri paesi europei, si distingue dal virus di Wuhan per alcune mutazioni che non dovrebbero comunque configurare diverse caratteristiche del coronavirus.

Altre analisi sono tutt’ora in corso per validare questi risultati preliminari. A breve alle due sequenze se ne aggiungerà una terza di un ceppo virale isolato in Veneto, utile al fine di valutare correlazioni o differenze geografiche.

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