C’è un indagato nel fascicolo per la morte dell’ambasciatore italiano, Luca Attanasio, e del carabiniere Vittorio Iacovacci, avvenuta in Congo il 22 febbraio scorso. Si tratta di un funzionario congolese del Pam, il Programma alimentare mondiale dell’Onu. L’uomo è accusato dalla procura di Roma di “omesse cautele” in relazione all’omicidio dei due cittadini italiani. L’indagato era il responsabile della sicurezza del convoglio nel quale viaggiavano Attanasio e Iacovacci. Nell’agguato avvenuto nell’area nord dell’est del Congo era rimasto ucciso anche l’autista del mezzo. L’iscrizione è avvenuta nelle scorse settimane dopo l’audizione del funzionario. Le indagini dei carabinieri dei Ros sono coordinate dal procuratore di Roma, Michele Prestipino, e dal pm, Sergio Colaiocco il quale ha notificato al funzionario l’avviso di garanzia.
Resta invece senza indagati il filone principale dell’inchiesta, nel quale si ipotizza il reato “sequestro con finalità di terrorismo”. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i due italiani sono morti nel corso di un conflitto a fuoco tra la banda di sei sequestratori, armati di kalashnikov e macete, e i Ranger del parco di Virunga, nella zona nord-est del Paese africano, intervenuti sul luogo.
Attanasio e Iacovacci erano stati prelevati dalla gip dalla banda e portati all’interno della foresta. Dopo circa un chilometro l’intervento dei guardia parco e la sparatoria. Nel corso del conflitto il carabiniere Iacovacci tentò di allontanare l’ambasciatore dalla linea di fuoco, ma i due rimasero uccisi dai proiettili esplosi dagli assalitori.
Zakia Seddiki, la moglie di Attanasio aveva denunciato le falle nell’organizzazione della scorta da parte delle Nazioni Unite. “Luca è stato invitato dal Programma alimentare mondiale per una visita su un progetto del Pam per le scuole. Era previsto che organizzassero tutto loro. Ha domandato: ‘Chi si occupa della sicurezza e di tutto?’. Hanno risposto: ‘Ci pensiamo noi alla sicurezza’. Il Pam non ha organizzato la protezione in modo opportuno”, aveva detto. “Non hanno fatto quello che va fatto per una zona a rischio. Sicuramente dentro il Pam qualcuno sapeva che la scorta non era efficace”.