L’Ue e i rapporti con gli Usa dell’era Trump

Un’Europa che non si decide a diventare attore sulla scena internazionale.

Il prossimo Presidente degli Usa ha già parlato con la cancelliera tedesca Merkel, con Holland, ma dall’Ue è giunta da parte di junker solo una sterile ed umorale ramanzina, senza alcuna proposta su come impostare i rapporti futuri. Ma un’Europa che tace vuole o non vuole diventare attore sulla scena internazionale? Certamente in Europa c’è preoccupazione per i segnali, almeno fino a questo momento,allarmanti, che giungono dal prossimo inquilino della Casa Bianca. Fino a questo momento Trump ha voluto incontrare Farage, il più estremista degli europopulisti. Il capo dei suoi consiglieri è diventato Steve Bannon, che i giornali americani dipingono come razzista e xenofobo.Lo stesso dicasi per il nuovo Ministro della Giustizia e per il capo della CIA Quindi il disorientamento e i dubbi dell’Europa sono comprensibili. Ma quello che non si comprende è il suo silenzio, la sua assenza. In ogni caso Trump sarà il prossimo Presidente degli Stati Uniti ed il futuro dell’Europa dipenderà molto dalla sua capacità di trovare accordi e compromessi con lui.Anche perché il ciclone Trump potrebbe essere l’occasione inaspettata e insperata per i Paesi UE di trovare un’unità politica. Quindi se il nuovo corso politico della casa Bianca dovesse costituire un pericolo, quale occasione migliore per fare fronte comune e dimostrare oltreoceano che anche l’UE è unita e coesa? E soprattutto prima dell’insediamento di Trump, l’Europa dovrebbe elaborare una sorta di agenda con tutte le proposte ritenute opportune, ma nello stesso tempo deve presentarsi come un soggetto politico unitario. Ad esempio sul futuro della Nato si sa che Trump vuole drasticamente ridurre l’apporto finanziario, con la conseguenza che i Paesi europei dell’area dovranno aumentare il loro budget di spesa in materia. Ma è anche il caso di far presente a Trump che l’impegno americano per l’Europa serve anche interessi strategici americani, di gran lunga più vasti di quelli europei e che la Nato rimane pur sempre a protezione di quei Paesi alleati che si trovano a più stretto contatto con la potenza militare della Russia di Putin. Questo sta a significare che l’eventuale rinnovata intesa transatlantica non può prescindere da tre punti fondamentali: condivisione più allargata, onestà sugli interessi strategici, rassicurazione degli alleati. Chiariti i rapporti all’interno della Nato sarà più semplice interloquire con Putin e più serenamente affrontare il nodo Crimea. Più semplice sarà affrontare l’accordo sul clima, per non parlare del trattato sul nucleare con l’Iran. Il segnale che bisogna trasmettere a Trump è che l’Europa esiste e che ha intenzione di continuare ad esistere. Deve capire che l’UE è un insieme di nazioni anche in contrasto tra di loro, ma non per questo rimarrà in silenzio. Quindi se si si tratta di prendere un’iniziativa concreata è l’ora giusta, e l’Italia potrebbe essere uno dei protagonisti indiscussi, tenuto conto delle strigliate che, a ragione, Renzi fa ai burocrati europei esortandoli ad uscire fuori dal guscio dorato dove comodamente si sono sistemati in attesa di nuovi ordini. Da chi?

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