L’Ue gela Atene negando tranche di aiuti per lista di riforme incompleta

Doccia fredda sulla Grecia alla vigilia dell’Eurogruppo, che domani a Bruxelles valuterà il pacchetto di riforme che Atene ha inviato nei giorni scorsi all’Unione. Il presidente dello stesso Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha infatti anticipato che la lista dei provvedimenti è lontana dall’essere completa, che la sua attuazione richiederà tempi lunghi e che a marzo non è prevista nessuna tranche di aiuti. Si annuncia così un nuovo flop per la riunione dei ministri delle Finanze, alla quale il greco Yanis Varoufakis dovrebbe portare la richiesta esplicita di allontanare definitivamente la Troika da Atene, dando a dei team tecnici basati a Bruxelles il compito di valutare le riforme greche prima di ciascuna riunione europea. La tensione rimane comunque alta, alimentata, come più volte è successo in questi giorni, da incomprensioni e correzioni di tiro. L’ultima, dello stesso Varoufakis, sull’ipotesi di un referendum che un po’ tutti pensavano sulla permanenza nell’euro e che invece il ministro intendeva sulle misure che l’esecutivo di Atene intende mettere in campo. L’alternativa, avrebbe lasciato intendere, sarebbero nuove elezioni. E che le trattative e i contatti siano frenetici e che vadano dai livelli tecnici a quelli politici più alti, lo dimostrano le telefonate che il primo ministro greco Alexis Tsipras ha fatto. La prima al presidente della Bce Mario Draghi e la seconda a quello francese Francois Hollande. A Draghi Tsipras, che aveva parlato di cappio al collo greco messo dalla Bce, avrebbe confermato il rispetto per l’indipendenza dell’Eurotower, raccomandandosi però che questa non soccomba alle pressioni politiche. Con Hollande avrebbe invece manifestato la volontà di sempre maggiore collaborazione e l’intenzione di incontrasi a Parigi in tempi stretti. La lista di riforme che Atene ha inviato all’Eurogruppo e che dovrebbe essere esaminata domani, comprende l’istituzione di “un consiglio di bilancio” indipendente per monitorare la spesa del governo, la sua politica di bilancio e quindi valutare se gli obiettivi vengono raggiunti; migliorie sul fronte della predisposizione del bilancio; la messa a punto di uno schema per la lotta all’evasione dell’Iva; un nuovo piano e leggi più dure per riscuotere le tasse non pagate da contribuenti e imprese; un nuovo piano per emettere licenze alle aziende di gioco d’azzardo online; la riduzione della burocrazia e iniziative per affrontare la crisi umanitaria con l’introduzione di buoni pasto, misure per garantire energia elettrica e assistenza abitativa. Costo complessivo: 200,29 milioni di euro. Yanis Varoufakis, il ministro delle Finanze greco, in realtà è sicuro che non ci sarà bisogno di un nuovo prestito internazionale ad Atene e chiede per questo una condivisione dei partner europei. Sul caso ellenico si riunirà a Bruxelles, l’Eurogruppo per discutere la lettera con le proposte avanzate da Varoufakis per affrontare l’emergenza dei prossimi mesi, che dal punto di vista dei flussi di cassa può diventare drammatica. Varoufakis ha in mente una strategia di medio-lungo periodo del governo guidato da Alexis Tsipras per rispettare il mandato ricevuto dagli elettori e allo stesso tempo trovare un accordo con Ue, Banca centrale europea (Bce) e Fondo monetario internazionale (Fmi), i suoi creditori principali. La Grecia dispone esclusivamente del denaro per pagare le pensioni e i salari dei dipendenti pubblici. Nei giorni scorsi si era ipotizzato della necessità di concedere un terzo prestito ad Atene di 50 miliardi cosa che, di fatto, Varoufakis, ed il governo escludono, per non ritornare al meccanismo che, a fronte del prestito, esige un programma da rispettare. L’idea proposta, per converso, ai partner europei è quella di un progetto che ridia alla Grecia la possibilità di crescere e fermare la crisi umanitaria, stabilizzando la situazione con un contratto a crescita basato su diversi approcci fiscali. Per questo, a detta del governo greco, occorrerebbe una ristrutturazione del debito intelligente. Ovvero, un piano di investimenti di grande portata. Parlare di ristrutturazione del debito vuol dire parlare di surplus primario che i creditori vorrebbero al 4,5% del Prodotto interno lordo. La ristrutturazione del debito è stata più volte esclusa dall’Eurogruppo che propone invece di allungare le scadenze dei rimborsi e una diminuzione dei tassi d’interesse. E’ di fatto un muro contro muro quello che esiste nella trattativa Grecia-Europa. Sostituzione del debito con titoli legati alla crescita nominale, ovvero la Grecia chiede all’Europa di cambiare tendenza e diventare “loro partner” nella crescita. L’Eurogruppo a questo risponde con prolungato silenzio. La Grecia è in recessione ed il Pil nominale cala a causa della deflazione. La Bce, per questi motivi, è molto rigida nei confronti della Grecia. Nel 2012, in una situazione di crisi simile, ma con un governo conservatore, fu flessibile, aumentando senza problemi la possibilità del governo di emettere titoli a breve termine. Ora si è in una fase di stallo e si attende uno sblocco per poter arrivare ad un dialogo e ad una risoluzione.

Cocis

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