Dal prossimo 1 luglio l’Unione europea dovrebbe aprire i confini esterni ma solo a quindici Paesi. Una lista decisamente ridotta in nome della prudenza. Il vecchio Continente sta faticosamente puntellando la fase 3, quella della convivenza con il virus, ed è consapevole di due fattori. Il primo è che non può permettersi di blindarsi. Il turismo serve a rilanciare un’economia messa in ginocchio negli ultimi tre mesi. Quindi uno sforzo è necessario, così come è necessario correre qualche rischio.
E arriviamo al secondo fattore. Aprire le frontiere extra-Ue accresce le probabilità di accendere nuovi focolai di importazione. Tradotto, i turisti potrebbero diffondere il virus avviando una nuova catena di contagi. Il rischio c’è ma è un rischio calcolato. L’Ue infatti aprirà le porte solo ai turisti provenienti da Paesi dove la situazione epidemiologica è simile a quella europea. Anche con il rischio di aprire pericolose dispute diplomatiche.
Al termine di una trattativa lunga e non semplice, i paesi Ue hanno concordato i criteri in base ai quali decidere come comportarsi con un determinato Paese. Questo per affidare la decisione ai freddi numeri, evitando così ragionamenti geo-politici. Troppo rischiosi. E così sono nati i criteri. Porta aperte a Paesi con tasso di contagi non superiore a 16,1 nelle ultime due settimane. Il tasso deve essere calcolato ogni centomila persone e non deve essere superiore alla media europea. Il secondo criterio è l’indice di affidabilità del sistema sanitario, che deve essere superiore a 57 in base ai parametri dell’International Health Regulations dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Tra i quindici Paesi che dovrebbero avere il via libera dall’Unione europea ci sono il Giappone, l’Australia, il Canada, Corea del Sud, Nuova Zelanda, Thailandia, Uruguay, Rwanda, Algeria, Marocco, Tunisia, Georgia, Montenegro, Serbia. Alitalia Stop a Usa, Russia e Brasile Porte chiuse invece per chi arriva da Stati Uniti, Russia, Israele, Brasile e Turchia. Ad esempio. È bene evidenziare che la decisione non è ancora ufficiale, quindi la situazione potrebbe cambiare nelle prossime ore. Il dato di fatto è che la lista dei permessi sarà una lista corta che potrebbe essere aggiornata ogni 15/20 giorni in base ai nuovi dati epidemiologici. Sicuramente dal punto di vista diplomatico pesa in maniera significativa lo stop agli Stati Uniti, ma i numeri dei contagi non lasciano particolari dubbi sul fatto che il Paese sia ancora nel pieno dell’emergenza sanitaria.
C’è poi il caso spinoso della Cina. Pechino dichiara zero contagi ma da parte dell’opinione pubblica c’è una buona dose di scetticismo sui numeri comunicati, che comunque bisogna prendere per buoni fino a prova contraria. L’Unione europea quindi dovrebbe aprire i confini ai turisti cinesi a patto che Pechino apra le porte ai turisti europei.
L’altro caso particolare è quello del Regno Unito, che nonostante la Brexit viene trattato come un Paese europeo. Quindi non ci sarà alcun blocco nonostante il coronavirus continui a circolare in maniera significativa.