L’Ufo di Mussolini è rimasto segreto: le ipotesi sul grande mistero italiano

C’è un mistero italiano di cui si sa poco, risale all’epoca fascista e arrivò a spaventare anche Benito Mussolini. L’evento è avvenuto il 13 giugno del 1933 quando ancora non esisteva la definizione di Ufo. Quel giorno un velivolo non identificato si schiantò nei pressi del Lago Maggiore, al confine tra Piemonte e Lombardia. A Vergiate, vicino all’aeroporto di Malpensa in provincia di Varese, restarono a terra i rottami dello strano mezzo aereo e i corpi di due piloti. Il caso venne secretato e coinvolse anche Guglielmo Marconi.

La vicenda dell’Ufo di Mussolini: cosa sappiamo

Il regime fascista cercò subito di non far trapelare informazioni sulla vicenda e, per questo motivo, del primo caso “ufologico” in Italia si sa ben poco. A tornare sul mistero dell’Ufo è stato Roberto Pinotti, fondatore e segretario del Centro ufologico nazionale.

Nel convegno Ufologia, che si è tenuto ad Arona proprio sul Lago Maggiore, l’esperto ha spiegato che “i resti dell’Ufo, che nei disegni viene descritto come un velivolo cilindrico, con una strozzatura poco prima del fondo, con oblò sulla fiancata, da cui uscivano luci bianche e rosse, furono portati nei capannoni della Siai-Marchetti a Vergiate, dove rimasero per 12 anni. Così come i corpi dei piloti, conservati in formalina, a lungo studiati. Si sa che erano alti 1,80, avevano capelli e occhi chiari”.

Secondo Pinotti, le fattezze dei due piloti deceduti avrebbero indotto il Duce a credere che i due uomini fossero tedeschi nazisti. La sorprendente tecnologia aeronautica che apparentemente avevano conseguito non lasciava dubbi sulla necessità di allearsi con una potenza militare come quella di Hitler, capace di produrre un velivolo mai visto prima, piuttosto che averla come nemica.

In ogni caso, negli anni ’50 il personale della Us Air Force occupò gli stabilimenti per la manutenzione degli aerei militari e successivamente i resti sarebbero stati inviati negli Stati Uniti. Ovviamente si tratta di teorie oscure e i documenti storici non confermano appieno la versione degli appassionati di ufologia.

Anche Guglielmo Marconi nella commissione di esperti

Tornando a quanto accadde subito dopo quel 13 giugno del 1933, l’avvenimento avrebbe destato talmente tanta preoccupazione nel Duce da arrivare a costituire una sezione dedicata alla ricerca sugli oggetti non identificati: il Gabinetto RS33, di cui avrebbe fatto parte perfino il premio Nobel Guglielmo Marconi.

Del resto lo scienziato è stato un pioniere nel campo delle onde radio e dell’energia elettromagnetica, tecniche viste come misteriose e onnipotenti all’epoca, tanto da aver dato vita a storie e leggende sulla figura di Marconi, come quella del lavoro per realizzare una presunta arma micidiale: il raggio della morte. Chi più di questo importantissimo inventore poteva essere indicato per analizzare i resti dello strano oggetto non identificato caduto in provincia di Varese?

Guglielmo Marconi avrebbe effettuato senza successo studi di retroingegneria tesi a replicare la tecnologia del mezzo recuperato. In ogni caso lo scienziato sarebbe stato convinto che i due piloti non fossero tedeschi, parere che però non sarebbe stato ascoltato da Mussolini.

La teoria dell’aereo tedesco: cosa pensano gli ufologi

Ad aggiungere ulteriore mistero a quello che è considerato il primo episodio di spessore dell’Ufologia mondiale è il problema che chi avrebbe saputo qualcosa di più al riguardo non c’è più. “Stranamente – ha sottolineato Pinotti – le tre persone che erano a conoscenza del trasporto di quelle casse negli Usa sono morte, due in incidenti di mare, una suicida”.

Il Pentagono non ha mai confermato di essersi occupato della vicenda dell’Ufo di Mussolini, ma David Charles Grusch, veterano della National Geospatial-Intelligence Agency (NGA) e del National Reconnaissance Office (NRO), per tre anni alla Task Force sui fenomeni aerei non identificati, avrebbe detto in un’intervista a Le Parisien che il caso più indietro nel tempo di cui si è occupato al Pentagono è proprio quello italiano del 1933 a Magenta e che riguardava un “velivolo a forma di campana”.

Qualsiasi cosa fosse lo strano mezzo caduto nei pressi dell’aeroporto di Malpensa, gli esperti ufologi sembrano concordi nel sostenere che la zona tra Lago Maggiore e Ticino è tra quelle che registrano il maggior numero di segnalazioni di oggetti non identificati.

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