Luigi Bisignani su Giorgia Meloni: “Vogliono farla fuori i servizi segreti”

Le elezioni del 25 settembre si avvicinano sempre più e il ritorno al voto degli italiani è atteso tanto dai partiti politici, quanto dagli elettori stessi che tornano a dire la loro alle urne dopo quattro anni. Dopo tre governi alle spalle (Conte I, Conte II e Draghi), il voto consegnerà agli italiani un nuovo esecutivo per il quale, secondo i sondaggi, al momento è in vantaggio il centrodestra. Nella coalizione, nello specifico, è avanti nei sondaggi Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni sulla quale, nelle ultime ore, sono emerse delle rilevazioni sconvolgenti. A lanciare l’indiscrezione bomba sulla leader di Fratelli d’Italia è stato Luigi Bisignani, che nel suo consueto intervento sul Tempo di domenica 4 settembre ha svelato che ci sarebbe un piano per “far fuori” Giorgia Meloni ad ogni costo. L’allarme è stato lanciato all’interno di un lungo intervento sulla crisi energetica nel corso del quale Bisignani ha raccontato il tentativo, nel 2011, di eliminare Berlusconi. Sul quotidiano ecco allora la precisazione: “Così come si proverà a fare con Meloni e con le persone a lei più vicine, contro cui stanno cercando di montare una campagna di veleni alla quale persino alcune manovalanze dei bassifondi dei servizi, magari in pensione, non sarebbero estranee”. Nel suo intervento sul Tempo, Bisignani ha puntato il dito contro i servizi segreti che sarebbero coinvolti nel tentativo di “eliminare” Meloni dalla corsa alla massima poltrona di Palazzo Chigi. “Fanno bene i due capi dei servizi, AISE e AISI, generali Caravelli e Parente a vigilare.Giorgia, donna, madre, cristiana e patriota, sinora ha giocato bene le sue carte e, negli uffici studi delle banche d’investimento internazionali, dove è stato recapitato il programma elettorale delle due coalizioni, si comincia a capire la visione pragmatica della società che il centrodestra propone. Nella memoria di inizio carriera di tanti broker internazionali, oggi affermati manager, è ancora vivo, il ricordo di ciò che accadde nel 2011, quando a costringere alle dimissioni il IV governo Berlusconi in avvento di Mario Monti furono la Bce di Mario Draghi, che stava per insediarsi a Francoforte, e del suo factotum Daniele Franco – oggi ministro dell’Economia – oltre alla speculazione finanziaria scatenata dalla tedesca Deutsche Bank che decise, senza alcun valido motivo, di vendere i titoli di Stato italiani in portafoglio. I fondamentali economici dell’Italia a fine 2011 erano solidi, anche più di oggi, come riconobbe persino il Consiglio europeo, che approvò, senza sollevare eccezioni, le politiche dell’allora ministro Giulio Tremonti. Il pregiudizio era semmai, allora come adesso, politico o personale nei confronti di chi, Berlusconi, aveva per primo messo in luce le criticità di un eccesso di austerità nella gestione delle politiche economiche e monetarie europee. Posizione rivelatasi poi giusta proprio con il successivo «Whatever it takes» dello stesso Draghi e, in tempi più recenti, con la definizione del grande piano di ripresa post-Covid, il Next Generation EU, che va proprio nella direzione indicata con largo anticipo da Berlusconi. Ma, a quei tempi, il premier italiano dava fastidio e doveva essere eliminato a ogni costo. Così come si proverà a fare con Meloni e con le persone a lei più vicine, contro cui stanno cercando di montare una campagna di veleni alla quale persino alcune manovalanze dei bassifondi dei servizi, magari in pensione, non sarebbero estranee. E fanno bene i due capi dei servizi, AISE e AISI, generali Caravelli e Parente a vigilare. Sulle manovre economiche, è bene ricordare che le misure più impopolari, e forse anche più di destra, in Italia le hanno varate governi di sinistra come, per citarne alcune, le liberalizzazioni di Bersani e l’abolizione dell’articolo 18 di Renzi. I governi di centrodestra sono invece sempre andati cauti, anche perché sotto l’occhio costantemente vigile di tutti gli osservatori, nazionali e internazionali che sul Pd, invece, con l’aiuto anche di una certa magistratura militante, li chiudono entrambi. Da qui al 25, ne vedremo delle belle…

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