Come è noto Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno firmato a palazzo Grazioli il programma elettorale del centrodestra.
Il leader azzurro non rinuncia alla speranza: ‘Io a Palazzo Chigi? Se arrivasse da Strasburgo una sentenza di Cassazione della decisione del Senato, credo che non potrei tirarmi indietro. Questo è l’ultimo traguardo che mi do: voglio salvare l’Italia e riorganizzare questo Paese’.
Senza giri di parole ‘Salvare l’Italia’ per Berlusconi è salvare l’Italia da un governo pentastellato e da Di Maio premier, che ha definito in precedenza una ‘meteorina’, e parlando della sua preparazione e del suo curriculum: ‘Non ha mai lavorato in vita sua’.
Mi sono sempre stancato della politica, non mi è mai piaciuta e non mi piace assolutamente neppure adesso, assicura l’ex Cavaliere: ‘Ma ho sempre sentito forte il dovere di essere in campo perché il nostro Paese, nel ’94, non finisse nelle mani della sinistra comunista e adesso perché non finisca nelle mani di una setta pericolosa che si chiama M5S, che distruggerebbe il paese e il ceto medio con ogni tipo di tassa’.
Mi rivolgo ai cittadini indignati da questa politica che hanno deciso di non andare a votare: questa volta è loro preciso dovere votare altrimenti vincono i 5 stelle che li caricheranno di tasse sulla casa e sul patrimonio. Perciò non andare a votare per loro sarebbe un suicidio.
‘Luigi Di Maio presidente del Consiglio? Andiamo bene. Non penso che accadrà, ma penso soprattutto che sarebbe un disastro per questo Paese, l’incompetenza al potere. E’ un poveraccio, sono invece le parole dell’imprenditore Carlo De Benedetti, ospite di ‘ Otto e mezzo’ circa la possibilità che Di Maio, candidato M5S alla presidenza del Consiglio, diventi premier. E ribadisce che è un ‘poveretto che non neanche di cosa parla’ a proposito delle sue dichiarazioni sul caso Renzi-De Benedetti. Poi sottolinea: ‘In base ai sondaggi il M5S è il primo partito, ma non fa alleanze. E una delle poche cose giuste di una legge elettorale sbagliata è quella secondo cui, premiando le alleanze e cioè favorendo Berlusconi, non favorisce il M5S. Lo scenario peggiore in assoluto per il Paese sarebbe quello di un governo del M5S. Sono persone di una incompetenza assoluta. Ma lei ha letto il cv di Di Maio? Si fida, come cittadina italiana, di uno che ha quel cv? Io all’idea che Di Maio possa essere il premier di questo Paese, ha ragione mille volte Berlusconi quando dice che bisogna scappare. E chiosa: ‘Gli altri politici sono stati delle delusioni ma lui certamente non è all’altezza’.
Luigi Di Maio non ha la stoffa per fare il premier perché non ha mai dimostrato di essere all’altezza di un compito così importante: questo il senso di un ritratto che l’autorevole quotidiano economico del Regno Unito e uno dei più letti al mondo, il ‘Financial Times’, ha dedicato al candidato del Movimento 5 Stelle. Un profilo molto preoccupato, che non ha dimenticato di mettere in risalto le sue gaffe e la sua scarsa preparazione.
Nel malaugurato caso che i grillini dovessero vincere le elezioni, ha scritto il quotidiano della City londinese in una corrispondenza da Pomigliano d’Arco, Di Maio ‘dovrà, una volta assunto l’incarico di Presidente del Consiglio, decidere se andare avanti con alcune delle tematiche più care al suo Movimento, tra cui un impossibile referendum sull’euro, da lui definito l’ultima risorsa a meno che Bruxelles non faccia delle concessioni’.
La sua carriera politica, ha sottolineato il FT, è più un caso fortuito che non il risultato dovuto ad un talento straordinario. Infatti dopo la maturità liceale, divenne un organizzatore studentesco alla facoltà di legge a Napoli, ma senza mai arrivare alla laurea. Quindi fece diversi lavoretti tra cui lo steward allo stadio di Napoli e quando, folgorato dai 5 Stelle, tentò di divenire consigliere comunale la cosa finì decisamente male.
Il miracolo, ricorda il quotidiano britannico, avvenne nel 2013, quando con 189 voti si affermò in un concorso su internet per candidarsi al Parlamento. Gli bastò per essere catapultato a Roma e nell’invidiata posizione di vicepresidente della Camera. Ed ebbe la fortuna di entrare nelle grazie di Beppe Grillo. Una carriera, nota ancora il ‘Financial Times’, costellata da un numero infinito di gaffe, dovute alla sua scarsissima preparazione.
Tra gli avvenimenti citati, l’aver fatto riferimento ad Augusto Pinochet come il dittatore del Venezuela e non del Cile. Inoltre i suoi critici hanno messo in evidenza il suo cattivo uso del congiuntivo per dimostrare la sua impreparazione culturale per un posto come quello di premier. Piuttosto che il congiuntivo, comunque, il suo vero tallone d’Achille potrebbe essere il suo atteggiamento debole nei confronti delle politiche dell’M5S.
Dice tutto e il contrario di tutto: ‘Prima ha detto di voler far abbandonare l’euro all’Italia, poi che non è il momento’. E l’accusa è che, nel tentativo di mantenere il consenso, finisce per somigliare molto ai politici tradizionali. Per concludere la corrispondenza, il Financial Times ha riferito il parere di una giovane archeologa di Pomigliano: ‘È una novità, ma l’inesperienza è il difetto dei grillini. Di Maio non mi convince del tutto’.
Cocis