L’ultimatum imposto dal partito di maggioranza Zanu-PF al presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe per dimettersi è scaduto questa mattina alle 11 ora italiana. Mugabe non si è dimesso e i leader del partito hanno annunciato che ora attiveranno le procedure per l’impeachment, cioè la messa in stato di accusa del presidente. Non è chiaro chi sarà a succedergli, ma il favorito sembra essere Emmerson Mnangagwa.
Ieri, Mugabe era stato destituito dalla presidenza del partito, che guidava dagli anni Settanta, e il partito aveva anche deciso di espellere sua moglie, Grace Mugabe, che secondo alcuni Mugabe avrebbe voluto nominare suo successore.
Nel corso del fine settimana, Mugabe era sembrato pronto a dimettersi, a causa delle manifestazioni popolari contro di lui, delle dichiarazioni di potenti gruppi di interesse, come l’Associazione dei veterani di guerra e, soprattutto, a causa dell’intervento dell’esercito, che ha occupato la televisione nazionale e lo ha messo per un breve periodo agli arresti domiciliari. Ieri sera, però, in un discorso trasmesso in televisione durante il quale avrebbe dovuto annunciare le sue dimissioni, Mugabe non ha fatto alcun cenno alla possibilità di lasciare il suo incarico.
Mugabe ha parlato dalla sua abitazione, circondato da alcuni generali. Non ha fatto alcun cenno alla sua destituzione dalla guida del partito né alle imponenti manifestazioni contro di lui, ma ha detto di ‘comprendere le preoccupazioni’ dell’esercito e ha sottolineato che a suo avviso i generali non hanno fatto nulla di sbagliato occupando la sede della televisione nazionale e mettendo lui e sua moglie agli arresti.
La crisi in Zimbabwe è cominciata due settimane fa, quando Mugabe, al potere da 27 anni, ha improvvisamente destituito Emmerson Mnangagwa, il suo vice-presidente e capo dell’apparato di sicurezza. Il gesto non è stato apprezzato da diversi generali, che lo hanno interpretato come un modo per aprire la strada della successione alla moglie di Mugabe, Grace. Pochi giorni dopo la destituzione di Mnangagwa, i militari sono intervenuti, occupando la sede della televisione nazionale e mettendo agli arresti domiciliari Mugabe e sua moglie
Mnangagwa, 75 anni, è soprannominato ‘il coccodrillo’ per la sua spregiudicatezza politica. La sua corrente all’interno del partito, con riferimento al simbolo della famosa marca di abbigliamento, viene chiamata ‘Lacoste’.
Ricordiamo che è stata revocata al presidente detronizzato anche la leadership del partito: una decisione formalizzata anche con la richiesta di dimissioni ufficiali arrivata a Mugabe dopo quasi 40 anni di potere indiscusso e che il partito aveva già avanzato venerdì scorso, a 48ore dall’inizio del golpe.
L’ex vice-presidente è il candidato alle presidenziale 2018. Anche quello, ormai, è acqua passata: in base a quanto annunciato dal portavoce del partito, Simon Khaya Moyo, al termine della riunione d’emergenza del Zanu-Pf, Emmerson Mnangagwa è stato eletto presidente e primo segretario dello Zanu-Pf ed è stato designato candidato presidente del partito per le elezioni generali del 2018.
Dunque, l’ex vice presidente del Paese è già il candidato del partito di governo Zanu-PF alle elezioni presidenziali del prossimo anno al posto di Robert Mugabe, che adesso non può far altro che cedere e passare il testimone.