L’ULTIMO MONITO DI CASSANDRA

Fino al 9 ottobre è in scena al teatro Vascello di Roma “Resurrexit Cassandra”, secondo spettacolo in cartellone per la programmazione 22/23 della black box di Monteverde, diretta da Manuela Kustermann.

L’opera è uscita dalla mente di Jan Fabre; l’artista belga ne è stato ideatore, regista e scenografo, affidando la scrittura alla penna di Ruggero Cappuccio, sceneggiatore, romanziere e regista di cinema, di prosa e di lirica con all’attivo collaborazioni con la Rai e con i maggiori festival internazionali.

Cassandra è Sonia Bergamasco. E’ una grandissima Sonia Bergamasco che si cimenta anima e corpo nella figura della mitologia greca.

La pièce, atto unico di 70 minuti, vede in scena solo Cassandra, la figlia di Priamo ed Ecuba, circondata da aspidi che dalle tavole del palcoscenico sembrano uscire, come nel santuario in cui i genitori la ritrovarono insieme al fratello.

La solitudine, come conseguenza dell’essere inascoltata, è la pena inflitta a lei da Apollo, dal quale ebbe in dono l’arte divinatoria della preveggenza. Il dio che in cambio avrebbe voluto concupire Cassandra, essendo stato da lei rifiutato, la condannò a tal sorte.

Nell’opera vengono ripercorse le vicende che dalla maledizione di Apollo giungono alla morte per smembramento della profetessa in terra straniera. E proprio dallo smembramento che prende nuovi percorsi contemporanei la narrazione.

Cassandra risorge davanti ai nostri occhi per dare un ultimo messaggio alle nostre anime e alle nostre menti. Le sciagure di cui parla non sono quelle di Troia, ma quelle del nostro mostruoso tempo. Lei ci richiama, è risorta proprio per avvertirci, per metterci in guardia dal futuro prossimo che è già presente, fatto di guerra, di morte, di devastazione ambientale, di sfruttamento dell’uomo sull’uomo e  dell’uomo nei confronti della Terra. Di sottofondo suoni che rievocano le nuove guerre, rumori di armi moderne ma anche di pianti di civili e di bambini che, come all’epoca di Troia, si disperano e soffrono dell’orrore. Dietro alla Bergamasco video proiezioni, sempre opera di Fabre, che la riprendono in azioni significanti, con una scure a tagliar aria.

Il corpo della sacerdotessa è invasato dal dio e, spesso disturbata da movimenti coreutici e serpentini, ci inchioda alle nostre nefandezze.

Bergamasco inanella una parola dietro l’altra con una precisione incredibile e un’espressività magnetica. Uscirete dal teatro con la sensazione di essere stati veramente destati da una mistica.

È un’opera totale, monito ad accogliere e credere alle profezie di Cassandra.

Se solo l’avessimo ascoltata prima…

Barbara Lalle

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