E’ facile in queste ore cambiare in fretta opinione. E’ lecito essere in pena per Gaza, il peggiore dei posti al mondo dove può trovarsi un essere umano . E’ lecito anche essere in pena per quegli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas e per la strage in terra d’Israele del 7 Ottobre. E’ lecito per l’Europa avere paura del terrore che ritorna. Con questo non significa che cambiamo opinioni a distanza di ore, anzi, rischiamo di irrigidirci sempre di più sulle nostre posizioni . Martedì sera il mondo intero si è scagliato con una serie di accuse contro Israele appena si è diffusa la notizia del bombardamento dell’ospedale di Gaza che ha prodotto 500 morti, tra i quali tanti bambini. Reazioni immediate da tutto il mondo contro Israele senza nessun tempo di accertamento. Dopo poche ore, però , è spuntata un’ intercettazione di due esponenti di Hamas dalla quale emergeva che forse il missile che si era abbattuto sull’ospedale proveniva da Gaza e per errore era finito sul nosocomio. E’ senza dubbio un mondo surriscaldato in cui la verità arriva sempre in ritardo e quando arriva è sempre troppo tardi. Per buona parte del mondo arabo e per i detrattori di Israele il missile era israeliano sin dal primo momento. Per altri non era israeliano . Anche noi giornalisti abbiamo deciso di assumere subito una posizione e non cambieremo idea . Ma se fonti autorevoli dovessero smentirci andremo alla ricerca di altre che meglio si possono adattare al nostro pregiudizio. L’unica verità è che sono morte centinaia di innocenti in un luogo che avrebbe dovuto essere il più sicuro, dove si lavora per salvare la vita e scongiurare la morte . Gaza versa in una condizione che fa vergogna all’unanimità che pur sapendo si rivela impotente anche rispetto alla possibilità concreta di creare una via di salvezza per i civili. Siamo in grado noi di ritrovare i nostri sentimenti più nobili ? Siamo in grado ancora di piangere le vittime del rave e dei kibbutz e dell’ospedale di Gaza senza restare impietriti sui nostri pregiudizi? Possiamo sicuramente essere critici riguardo alla politica estera di Israele, adirati rispetto all’oppressione del popolo palestinese ma non possiamo negargli il diritto a una risposta militare, alla liberazione dei propri ostaggi e al tentativo legittimo di debellare un’organizzazione terroristica che ha come scopo la sua cancellazione. Pur tuttavia , sembra una contraddizione ma non lo è, abbiamo il dovere di cercare sempre uno spazio dove restare umani . Nell’ultimo decennio i dibattiti intorno al terrorismo si sono esacerbati e sempre più inclini verso il radicalismo. Sarà colpa della pandemia, dei populismi , della ferocia dei media e di quella grande cloaca (mi si perdoni l’espressione) che è il modo dei social dove regna sovrana l’ignoranza e nella quale l’essere umano da sfogo a tutte le le sue repressioni e fa risaltare le sue brutalità senza freni. Il risultato è sotto gli occhi di tutti : un estremismo che alimenta altro estremismo. Il conflitto Israele-Palestina oggi va valutato secondo un principio di specificità e contestualizzato storicamente ad oggi . E’ inutile in questo momento andare indietro nel tempo non serve a nulla . La democrazia non si fonda solo su principi ma anche su specifiche situazioni che sono in grado di ricondurre ogni evento alla sua verità basata su fatti concreti . Questa specificità è la cura contro le ideologie e i radicalismi. L’estremista rimane sempre legato alla sua ideologia e non si lascia mai influenzare dalla realtà che accade , non si confonde e non torna sui suoi passi . E’ l’umanità che mente a se stessa e non se ne vergogna.
Andrea Viscardi