“Non dobbiamo lasciare la politica solo ai mestieranti, alla categoria dei soliti noti, la politica è di tutti”. Così l’ex premier Giuseppe Conte in un colloquio con il Corriere, in vista dell’investitura a leader del M5S dopo il voto della base iniziato ieri sulla nuova piattaforma del Movimento.
Il Movimento cambierà volto, ci saranno tante nuove figure – spiega l’ex premier -, capaci e competenti che daranno il loro contributo. Ad esempio, sono rimasto sinceramente sorpreso del patrimonio di capacità che ho trovato nei gruppi parlamentari; ho ascoltato gli eletti del Movimento con attenzione e ho scoperto risorse preziose, piene di competenze e ideali, rimaste nascoste troppo a lungo, che ora vanno valorizzate. Scordatevi l’epoca dei personalismi. Sarà un Movimento corale. Tutti dovranno sentirsi partecipi di questo progetto.
Conte sottolinea come “nella mia idea di Movimento c’è partecipazione, possibilità costante di confronto e di dialogo, ma chi si porrà fuori da una linea condivisa scaturita da processi decisionali chiari e trasparenti dovrà poi farsi da parte in modo da non intralciare il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi politici che ci prefiggiamo”.
Ho in mente un Movimento che si affermi come forza politica di massa – ha detto ancora Conte -, che agisca in modo corale, in cui ciascun eletto o anche iscritto avverta la concreta possibilità di partecipare a una grande impresa comune. Un Movimento che offra la possibilità a ciascuno di esprimere i propri talenti e mettere le proprie competenze a servizio della comunità di riferimento.
Conte ha in mente anche dei Cinque Stelle più incisivi nell’azione dell’Esecutivo. “Con il Governo ribadirò che i numeri del Movimento sono importanti e vanno rispettati. Sono l’espressione della volontà elettorale di 11 milioni di italiani, 11 milioni di persone che hanno dato la propria voce, con grande fiducia, al Movimento e che farò di tutto perché non rimangano afone”.
E’ nato il partito di Conte, a partire dal nuovo Statuto del Movimento 5 Stelle, scritto e difeso con le unghie da Giuseppe Conte e approvato con un plebiscito; 87,6 per cento di sì da parte dei 61 mila votanti. Manca solo una piena incoronazione di Conte, il voto sulla leadership, la sua, che con ogni probabilità scatenerà ancora una pioggia di sì.
L’ex premier ha circoscritto, sia nella forma che nella sostanza, la presenza gigantesca di Beppe Grillo.
E ora tocca a Conte e al nuovo Statuto dove si trova tutto quello che si deve trovare a proposito della struttura e dell’organizzazione interna di un partito. In modo simile ad altri partiti. Simboli, miti, personale, organismi, regole scritte e non. Regole che Conte non potrà modificare a suo uso e consumo. In pratica una istituzionalizzazione del M5Stelle, avvenuto in modo direttamente proporzionale al ridimensionamento di Grillo. Una sottrazione di forza al leader fondatore è il vero punto di svolta della Carta di regole sottoposta al voto.
Grillo resta Garante, con poteri limitatissimi, dietro al Presidente che non solo è l’unico titolare e responsabile della formulazione e dell’attuazione dell’indirizzo politico, ma è anche responsabile della comunicazione, dei rapporti con le altre forze politiche, dell’utilizzo del simbolo, del Consiglio Nazionale, del Comitato per la formazione, del Comitato per i rapporti territoriali, delle risorse da distribuire, del personale, delle deleghe attribuite al VicePresidente e di tanto altro ancora. Al Garante rimane la salvaguardia dei valori fondamentali e l’ “interpretazione autentica” delle norme dello Statuto.
In pratica viene messa fuori la ‘lingua’ grillina, con i suoi vaffa, sberleffi ed altro. La lingua grillina che ha raccolto mare di voti, che li ha condotti in parlamento e li ha fatti diventare la prima forza politica. Senza Beppe Grillo non sarebbe stato possibile parlare di Giuseppe Conte.
Il partito di Conte il suo cammino ma ben ancorato al campo del centro-sinistra e a un robusto europeismo. Ma principalmente ben attento a non disturbare Mario Draghi.