Il sindaco di Parma Federico Pizzarotti durante una conferenza stampa a Parma, 23 maggio 2016. ANSA/UFFICIO STAMPA COMUNE DI PARMA ++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY ++

M5s e lo strappo di Federico Pizzarotti dal movimento

‘Senza Beppe Grillo non sarei mai arrivato qui, non mi sarei mai alzato dal divano. Sono sempre stato una persona libera, ma questo non è il Movimento che conoscevo e da uomo libero io non posso che uscire da questo movimento’, dice  il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti.  Quando il Movimento è nato eravamo persone libere, critiche, volevamo far entrare le telecamere all’interno dei consigli comunali. Adesso siamo quelli dei direttori, nominati, perché nessuno ha avuto la possibilità di candidarsi o di intervenire sulle scelte,  i cui componenti sono stati ratificati dalla rete con il messaggio ‘questi sono i più belli, come facciamo a non votarli’. Volevamo aprire le stanze e invece le abbiamo chiuse. E’ evidente che non si sia voluta ricomporre una situazione che poteva essere ricomposta, a me è stato vietato di sedere intorno a un tavolo, parlare per trovare soluzioni. Ricordiamo che Pizzarotti fu coinvolto nella vicenda delle nomine dei vertici del Teatro Regio di Parma.  Il gip del tribunale di Parma Paola Artusi ha disposto l’ archiviazione del procedimento a carico di tutti gli indagati. Per tutti l’accusa era abuso di ufficio. Il gip ha accolto la richiesta d’archiviazione avanzata dalla Procura circa una decina di giorni fa. Pizzarotti  non ha mancato di rispondere a un paio di utenti della Rete. A chi ha avanzato ‘Quindi dovrebbe finire la sospensione, in teoria…’, Pizzarotti ha replicato con un ‘La sospensione non era legittima neanche prima’, mentre a chi ha scritto ‘Nessun dubbio ma non toglierti nessun sassolino. La polemica non porta a nulla’, il primo cittadino parmigiano ha replicato con un: ‘Lo dica a chi non ha mai risposto. Non dovete chiedere a me perché non è stato fatto. Da quando il procedimento è stato archiviato  nessuno ancora mi ha chiamato. Oggi siamo al 144esimo giorno dalla sospensione illegittima, che non è prevista dai regolamenti e io non ho sentito nessuno. In questi giorni si sta discutendo una nuova revisione del regolamento interno, che non si sa chi lo abbia proposto, né chi lo abbia scritto, né come si possa modificare. Una volta discutevamo in rete come elaborare le proposte tutti insieme, oggi si richiedono 3.000 firme cartacee degli iscritti. Ma quali sono gli iscritti?  Come nella più triste tradizione italiana, il regolamento prevede una norma ad personam, visto che sono l’unico sospeso del Movimento in Italia. E perché, mi chiedo, si prevede una sospensione da 12 a 24 mesi? Cosa significa,  che dopo i lavori forzati uno si è ravveduto ed è tornato sulla retta via?’. Lo strappo di Pizzarotti vedrà compatto tutto il gruppo che forma la maggioranza in Municipio a Parma. Ma c’è chi confida che i consiglieri non sembrano per ora disposti a cambiare nome al gruppo, ovvero, nonostante l’addio a Grillo, vogliono continuare a chiamarsi ‘Movimento 5 Stelle’. Una mossa anche in risposta al gruppo, oggi di opposizione, formato dai dissidenti Nuzzo e Savani che, contro il sindaco, si erano staccati dalla maggioranza formando il gruppo ‘Movimento 5 Stelle Parma’. Insomma il caos regnerà sovrano a Parma e sembra ormai chiaro che, al di là della mossa di Pizzarotti, servirà comunque un intervento della dirigenza nazionale a 5 Stelle per sbrogliare la matassa di chi può, davvero, utilizzare il simbolo del movimento. L’ultima mossa di Pizzarotti per imbrigliare ancora di più Beppe Grillo, che dovrebbe già esserlo per la vicenda, messa in luce dalle ‘Iene’, legata alle candidature alle elezioni amministrative di Palermo del 2012. Sulla vicenda, dopo un esposto di due attivisti, era stata aperta nel 2013 un’indagine da parte della Digos, successivamente archiviata, legata ai  moduli per la raccolta firme a sostegno dei candidati al consiglio comunale mai autenticati e mai consegnati, nonostante dalle elezioni siano passati più di quattro anni. Il motivo? A causa di un errore nel luogo di nascita indicato per un candidato al consiglio, quei fogli sarebbero stati sostituiti da altri, con le firme ricopiate. E adesso, dopo aver ricevuto anonimamente copia dei moduli con le firme, l’inviato della trasmissione di Mediaset, Filippo Roma, solleva nuovamente la questione intervistando un attivista dei 5 Stelle palermitani, il professor Vincenzo Pintagro, ex candidato del M5s al comune: ‘All’epoca c’è stato qualcosa che non si sarebbe dovuto assolutamente fare, un’irregolarità palese. Cioè, quando si sono raccolte le firme, io ho trovato due persone che stavano ricopiando 2.000 firme e in quella sede che era la nostra dissi subito, e fui il solo: ragazzi, ma siete pazzi? Noi stiamo commettendo tutti quanti un reato, un reato penale’. In pratica i 5 Stelle palermitani avevano raccolto il numero necessario di firme per presentare la lista in vista delle elezioni comunali di Palermo del 2012 in un modulo che però presentava un errore: come luogo di nascita del candidato Giuseppe Ippolito era indicato Palermo, e non invece Corleone. Secondo quanto raccontato da Pintagro alle Iene, dunque, per porre rimedio all’errore i grillini avrebbero ricopiato di loro pugno le firme,  legalmente raccolte in precedenza,  in nuovi moduli. È per questo motivo che la trasmissione di Mediaset è entrata in possesso delle copie degli elenchi originali, ancora in circolazione e mai depositati.

Cocis

 

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