“Noi siamo stati i primi, con i colleghi finlandesi, a sollevare dubbi sull’opportunità di ammettere il Movimento di Beppe Grillo nel gruppo liberaldemocratico dell’Europarlamento”. Lo dice al Corriere il vicepresidente del Bureau direttivo dell’Alde Fredrick Federley, esponente del Centerpartiet svedese. La decisione di opporsi al ‘patto’ tra Grillo e Verhofstadt, precisa, è derivata da “informazioni” acquisite “durante le ultime consultazioni telefoniche, sabato e domenica scorsa”. “Vedevamo aspetti positivi dall’ingresso del M5S nell’Alde – dice Federley – dovuti alla maggiore influenza politica generata dal diventare il terzo partito a Strasburgo e Bruxelles dopo il Ppe e S & D. Ma sono spuntati una ventina di punti su cui la collaborazione sarebbe stata difficile”. Distanze dice, difficilmente “colmabili”, come ad esempio “gli accordi commerciali dell’Europa con Stati Uniti o Canada, che il M5S contesta fortemente e noi invece appoggiamo. Oppure lo sviluppo del mercato interno, e vari altri aspetti fondamentali nelle politiche economiche e finanziarie”.
La discussione al Bureao, spiega Federley, è durata 15 minuti. Ha parlato quasi solo Verhofstadt. Ci si è resi conto che un 50% era favorevole all’ingresso del M5S, ma un 50% sollevava dubbi o si opponeva. Verhofstadt si è reso conto che non era il caso di provocare una frattura interna”. In ogni caso, conclude, esiste la possibilità di ripresa di una trattativa, ma “nella prossima legislatura” e solo se “il M5S attua i cambiamenti per avvicinarsi ai valori dell’Alde”.