Beppe Grillo sul palco di Italia 5 Stelle al Circo Massimo, Roma, 21 ottobre 2018. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

M5S: Grillo e l’ineludibile regola dei ‘due mandati’

In perfetta autonomia  Beppe Grillo fa fuori 65 parlamentari dei 5Stelle: esattamente 50 deputati e 15 senatori cui, attraverso un editto pronunciato durante l’assemblea con gli eletti, viene sbarrata la strada del terzo mandato. Non ci saranno deroghe a una regola vecchia che molti, implicitamente,  ritenevano superata. ‘E’ un pilastro’, dice il garante.

Ricordiamo che questo vincolo, che ha rappresentato un leitmotiv alla nascita del Movimento, impedisce a un esponente del partito di ricandidarsi al termine del secondo mandato di una qualunque carica che ha ricoperto. Una regola che rispecchia in qualche modo la convinzione dei 5 Stelle che un incarico politico è un impegno a tempo determinato e non un privilegio vitalizio.

Davide Casaleggio, di questo,  ne è soddisfatto.  La socia storica Enrica Sabatini è chiara: “Distruggere Rousseau per impedire le candidature dal basso a favore di nomine dall’alto, non serve più: il terzo mandato non è un’opzione”. E cita Gianroberto: “Il suo obiettivo era dare una nuova centralità al cittadino e impedire, attraverso il limite dei due mandati, che ci fosse carrierismo politico”.

Il M5S delle origini contestava e  contrastava il cumulo di incarichi politici, prevedendo un limite di due mandati per i propri eletti,   imponendo ai propri candidati di dimostrare di essere incensurati, né avere procedimenti penali in corso.  Il Movimento era  la  diretta espressione dell’iniziativa ‘Parlamento Pulito’.  Si parla  del 2005 e dello scopo di sensibilizzare i cittadini italiani riguardo alla presenza nel Parlamento italiano di oltre venti condannati in via definitiva. Il Parlamento che doveva essere per i grillini una ‘scatoletta di tonno’ da aprire evidenziando le realtà marce. Non era il tempo dello scandalo odierno ‘Philip Morris’.

Il M5S  favorevole all’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, da sostituirsi con un sistema di piccole donazioni volontarie da parte dei privati, e alla riduzione delle indennità per gli amministratori pubblici. In virtù di tali principi rinuncia ai rimborsi elettorali e a parte degli emolumenti previsti per i propri eletti.

Parliamo, in questo momento,  di Rousseau, dei Casaleggio e dei contributi non versati dagli eletti. Fin dalla sua applicazione la norma di autoriduzione dell’indennità, sottoscritta dai deputati, creava accesi contenziosi di conformità, e anche se una parte dei fuoriusciti restituiva successivamente la parte dovuta si confermava come prevalente tendenza del dissidio. Da quanto scritto,  elencando cose e realtà che avevano un contenuto politico da veicolare alla cittadinanza italiana,  per decantare la loro diversità propositiva,  determinava l’avvenuta crescita elettorale. No, il Movimento non parlava alla pancia degli italiani ma, in modalità subliminali, parlava  alla mente. Grillo dai palchi, da autentico guitto, rompeva, urlando, le logiche politico- elettorali.

Il M5S abbraccia le teorie della decrescita e sostiene la green economy quale volano per la creazione di nuovi posti di lavoro. Avversa le grandi opere infrastrutturali, la cementificazione del territorio e il ricorso agli inceneritori. Propone l’adozione su vasta scala di programmi per il risparmio energetico, la produzione distribuita dell’energia da fonti rinnovabili, il riciclo dei rifiuti, la mobilità sostenibile, il telelavoro.

Oggi,  per le dichiarazioni di Beppe Grillo e la regola dei due mandati, che  deve essere mantenuta rappresentando ‘un pilastro fisso’,  vede esponenti del Movimento che  esprimono forte rimostranza.

Una questione non di secondaria rilevanza, anche perché fra i parlamentari in carica dal 2013 ci sono praticamente tutti i big del Movimento: dal primo capo politico Luigi Di Maio al successore Vito Crimi, il presidente della Camera Roberto Fico, ministri ed ex ministri quali Patuanelli, D’Incà, Toninelli, la vicepresidente del Senato Paola Taverna. Qualcuno ritiene che Grillo in questo modo complichi la vita del leader in pectore Giuseppe Conte, che dovrà fare una scelta: o smentire le dichiarazioni di Grillo oppure avallarle e affrontare un “ammutinamento”.

La figura di Conte, che fino a qualche settimana fa godeva di un fortissimo consenso sia al di fuori del Movimento che al suo interno, rischia di diventare divisiva. Se da un lato gli ultimi sondaggi continuano a piazzare Conte in vetta, lo stesso non si potrebbe dire qualora l’ex premier decidesse di dar ragione a Grillo sulla regola dei due mandati.

Ma il Movimento non è più quello di un tempo, è una forza di governo dove i pionieri hanno scoperto il piacere della politica nei Palazzi e non vogliono rinunciarvi. In questa fase di transizione, nell’attesa che si risolva il contenzioso con Rousseau e si trovi un modo per eleggere l’ex premier alla guida del movimento, lo stesso M5S  scopre le correnti. L’area delle ‘Parole guerriere’ si trasforma in un’associazione, deposita un simbolo che ammicca al Grillo “ecologico” (Italia più 2050) e si propone per fare da ponte con il territorio. Iniziativa che vede protagonisti uomini di governo quali i sottosegretari Carlo Sibilia e Dalila Nesci, e altri esponenti di primo piano come Giuseppe Brescia. Che questa associazione possa trasformarsi in una lista elettorale,  per chi non potrà più candidarsi sotto il simbolo dei 5S, è opinione diffusa.

Nel frattempo prende corpo un altro think tank, ‘Innovare’, che ha fra gli ispiratori deputati al primo mandato, come Giovanni Currò, Maria Pallini, Luca Carabetta e Davide Zanichelli. Loro sono per lo più alla prima legislatura e difendono il limite dei due mandati posto da Grillo: “Ci piace dibattere di futuro e innovazione, ci annoiano le regole. Il doppio mandato come tetto, nella sua filosofia, è stato votato anche dagli iscritti”, dice Currò.

Non bastasse tutto ciò, da qualche tempo c’è un altro gruppo di parlamentari — su impulso del presidente della commissione Agricoltura della Camera Filippo Gallinella — che si riunisce per parlare  di disciplina interna, alleanze, futuro: agli incontri partecipano tra gli altri Gianluca Rizzo, Tiziana Ciprini, Giuseppe Chiazzese, Luciano Cillis, Giuseppe L’Abbate, Angelo Tofalo, Giulia Grillo ed Emanuela Del Re. Iniziative che puntano a modificare gli equilibri interni, a determinare nuove maggioranze, nell’attesa del nuovo segretario, l ‘avvocato del popolo’ Giuseppe Conte.

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