‘Questa estate la Francia creerà degli hotspot in Libia per esaminare la candidature dei richiedenti asilo’, ha annunciato il presidente francese, Emmanuel Macron, in visita a Orleans, dove ha incontrato famiglie di rifugiati nel centro provvisorio di accoglienza. L’obiettivo è quello di evitare che le persone corrano gravi rischi senza neanche essere idonee per ottenere l’asilo.
Successivamente la Francia ha smentito nettamente l’ipotesi di voler creare dei centri hotspot in Libia già da questa estate per esaminare la candidature dei richiedenti asilo: lo hanno detto fonti dell’Eliseo interpellate dall’Ansa a Parigi, precisando che una simile ipotesi potrebbe diventare eventualmente di attualità solo quando la sicurezza del Paese verrà pienamente garantita.
‘Noi abbiamo la nostra agenda che ci impegna sul piano dell’accoglienza, sulla discussione con le ong di una serie di regole, favorire la riconciliazione delle forze. Se poi c’è l’impegno di tutti i paesi Ue, tutte le iniziative sono benvenute ma deve essere chiaro che i passi sono questi, le misure sono queste ed i problemi di stabilizzazione non si risolvono in modo diverso’, afferma il premier Paolo Gentiloni alla domanda sulla decisione francese di costruire hotspot in Libia.
I dettagli della missione per l’invio di navi, richiesto dal governo di Tripoli, li stiamo discutendo in queste ore, li presenteremo martedì alle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato e con il voto del Parlamento sono certo dei risulti, dice Gentiloni nella conferenza stampa dopo l’incontro a Palazzo Chigi con il presidente del Partito socialdemocratico tedesco Martin Schulz: ‘Sui flussi migratori serve un impegno comune. Non ci rassegniamo all’idea che la grande questione della sfida migratoria, che riguarda i rifugiati con diritto di asilo ma anche migranti economici dall’Africa, possa essere lasciata a singoli Paesi per scelta del caso o della geografia. Deve essere un impegno comune. Pretendiamo un atteggiamento positivo dall’Europa. Quanto all’impegno annunciato oggi da Parigi sulla Libia, per ora stiamo alla nostra agenda, che ci impegna sul piano dell’accoglienza, non ci rinunciamo. Ogni iniziativa di altri Paesi che sostengono questa agenda è benvenuta, ma è chiaro che i passi sono questi, le decisioni sono queste, i problemi non si risolvono in un modo diverso’.
La Francia in realtà ha messo il cappello sulla questione libica, scalzando l’Italia nel ruolo di mediatrice della complessa ed indefinita situazione che oppone Tripoli alla Cirenaica.
L’accordo che ha strappato ai due contendenti, Fayez al-Serraj, presidente del Consiglio presidenziale di Tripoli e il generale Khalifa Haftar, comandante dell’Esercito nazionale di libico, sulla carta è piuttosto ambizioso: cessate il fuoco tra le parti e l’impegno ad organizzare elezioni presidenziali e parlamentari, in cooperazione con le istituzioni coinvolte e con il sostegno e la supervisione dell’Onu. Dettaglio, quest’ultimo, per attenuare il ritorno di fiamma della Francia che vuole proporsi velleitaria grande potenza, cominciando ad esercitarsi a spese dell’Italia.
Macron ha approfittato della crisi migranti che ha ingabbiato l’Italia su un fronte terribilmente complesso e devastante, aggravato dal fatto che Roma è rimasta sola nell’affrontare l’emergenza e le ha fatto lo sgambetto. Si è comportato scorrettamente perchè il ruolo di coordinatrice delle azioni diplomatiche che riguardano la Libia era stato concordato non solo in ambito Unione Europea, ma in quello dell’Onu e con l’approvazione della Casa Bianca.