La Guardia di Finanza di Palermo ha eseguito all’alba di oggi 28 arresti nell’ambito di una inchiesta sulle cosche mafiose siciliane. 24 persone sono finite in carcere e altre quattro, tra cui un noto legale, ai domiciliari. Per 19 indagati è stato disposto il divieto di dimora. L’operazione, coordinata dalla DDA di Palermo, spicca il nome di Giuseppe Corona, ritenuto dagli inquirenti boss emergente, uno degli uomini forti della riorganizzazione mafiosa dopo la morte del boss mafioso Totò Riina.
Secondo gli investigatori sarebbe lui la mente dietro le strategie economiche di Cosa nostra. Corona, noto come il re del riciclaggio, è giudicato come un professionista capace di ripulire denaro illegale e reinvestirlo in una attività lecita: secondo gli inquirenti tra le sue mani sarebbero passati fiumi di soldi sporchi guadagnati con il traffico di droga e poi diventati tutti puliti. Il nome di Corona non è nuovo agli uomini della DDA: spunta negli atti di un’inchiesta che, l’anno scorso, portò in carcere i vertici del clan mafioso di Resuttana guidato dai boss stragisti della famiglia Madonia. Condannato a 17 anni per un omicidio commesso dopo una lite per la restituzione di un braccialetto, figlio di un mafioso assassinato.
Il boss lavorava ufficialmente come cassiere della Caffetteria Aurora, noto bar di fronte al porto di Palermo. Sulla pagina Facebook dell’attività, poi sequestrata dalle autorità, Corona teneva in bella mostra la foto del ministro del Lavoro Luigi Di Maio, in posa nel suo bar durante la campagna elettorale per le Regionali del 2017. Nello scatto figura accanto al leader siciliano del M5s, Giancarlo Cancelleri, e al cognato di Corona, Fabio Bonaccorso.