I carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Trapani, nell’ambito dell’operazione “Cutrara” hanno tratto in arresto, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Palermo su richiesta della locale Procura della Repubblica, Dda, ordinanza 14 esponenti alla famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, per associazione di tipo mafioso, estorsione, furto, favoreggiamento, violazione della sorveglianza speciale e altro, tutti reati aggravati dal metodo mafioso. Altre 11 persone sono state denunciate a piede libero. Eseguite inoltre decine di perquisizioni. L’operazione ha visto impegnati impegnati 200 militari dell’Arma con il supporto di unita’ navali, aere e reparti specializzati come lo Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia, nonche’ unita’ cinofile per la ricerca di armi. Le indagini hanno permesso di disarticolare la famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, che nonostante i dissidi interni, vede saldamente al vertice il pregiudicato Domingo Francesco, soprannominato Tempesta, gia’ condannato a 19 anni di carcere per associazione di tipo mafioso ed altro e ritornato in liberta’ nel marzo del 2015. La famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, aggregata a quella di Alcamo dopo la prima guerra di mafia che vide la supremazia dei corleonesi, era stata ricostituita nel 1993 e la reggenza fu affidata a Gioacchino Calabro’, successivamente, come accertato giudizialmente, proprio Tempesta aveva ereditato la reggenza dal 1997 fino al 2004, continuando a esercitare, per alcuni anni, il suo potere anche dall’interno del carcere. Secondo i carabinieri “anche dopo aver scontato la lunga pena detentiva, Tempesta sin dalla sua scarcerazione aveva immediatamente riassunto il ruolo di capo famiglia e che disponeva di una nutrita schiera di accoliti”.
La carica rivestita da Tempesta sarebbe stata riconosciuta unanimemente anche dalle articolazioni di Cosa Nostra: “veniva infatti interessato da Virga Francesco, vertice del mandamento mafioso di Trapani, gia’ tratto in arresto nell’operazione dei carabinieri Scrigno e oggi raggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione mafiosa e estorsione, per costringere, in concorso con l’arrestato Angileri Diego, un imprenditore agricolo castellammarese a cedere un vasto appezzamento di terreno che conduceva nelle contrade di Marsala”. Ma l’autorita’ e il ruolo di Domingo, come autorita’ di vertice tra le articolazioni mafiose trapanesi, sarebbe stato riconosciuto anche negli Stati Uniti d’America dove si sono da tempo insediate e sviluppate “cellule” di Cosa Nostra. Numerose sono state infatti, intercettate dalle microspie e telecamere dei carabinieri, di esponenti mafiosi della famiglia italo-americana Bonanno di New York che aggiornavano il capo mafia castellammarese delle dinamiche e degli equilibri di Cosa Nostra oltreoceano. Ma i mafiosi americani chiedevano a Domingo l’autorizzazione per interloquire con altri esponenti del mandamento di Alcamo, peroravano le cause di conoscenti in patria, nonche’ veicolavano messaggi tra Domingo e i sodali in America. Proprio con riferimento ai rapporti con Cosa Nostra statunitense Tempesta avrebbe incontrato, riservatamente nell’estate del 2018, anche il boss di Sciacca (Ag), poi arrestato nel novembre dello scorso anno, e successivamente i suoi emissari.
La famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, secondo gli inquirenti, avrebbe acquisito la gestione diretta e indiretta e il controllo delle attivita’ economiche, realizzando gli atti intimidatori e commettendo i cosi’ detti “delitti-scopo” dell’associazione: “Ne e’ un esempio la commissione di numerose estorsioni nei confronti soprattutto di imprenditori agricoli ed edili che costringevano, mediate minaccia o violenza, a versare somme di denaro destinate al soddisfacimento dei bisogni e delle esigenze dell’organizzazione mafiosa”. Domingo, secondo chi ha condotto le indagini era “il referente degli affiliati per la risoluzione delle controversie interne alla stessa famiglia”. Domingo veniva interessato anche per il recupero di mezzi agricoli rubati ai danni di imprenditori agricoli della zona o per l’affidamento di lavori privati a imprese vicine alla famiglia cosi’ da foraggiare la cassa comune e provvedeva al sostentamento degli affiliati detenuti.