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Si è svolto oggi presso il Tribunale di Roma, nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale, il secondo round per Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e Mario Monge, dirigente della cooperativa Sol.Co. I due imputati sono accusati di turbativa d’asta e rivelazione di segreti d’ufficio, reati legati all’assegnazione, nel 2014, dell’appalto del servizio Recup, il centro unico di prenotazione della sanità laziale.
I giudici della seconda sezione penale hanno deciso di non accogliere la richiesta del pm Giuseppe Cascini che aveva chiesto, nella prima udienza, di accorpare le due tranche di Mafia Capitale che coinvolgono l’ex sindaco Gianni Alemanno (accusato di corruzione) e l’ex capo di gabinetto di Zingaretti.
Il processo per Venafro e Monge quindi andrà avanti da solo, anche a seguito della richiesta di giudizio immediato da parte dell’ex capo di gabinetto di Zingaretti.
I giudici, hanno anche ritenuto legittime le richieste di costituzione di parte civile da parte di alcune associazioni e cooperative che in qualche modo si sono sentite danneggiate da quello che i pubblici ministeri definiscono un “quadro di un accordo lottizzatorio”.
Oltre ad ammettere la costituzione di parte civile della Regione Lazio, i giudici hanno dato il via libera alle richieste della onlus Cittadinanzattiva, della cooperativa La Fenice e di altri soggetti, nei confronti di entrambi gli imputati. Per l’Asso-consum e Confconsumatori invece è stata ammessa la costituzione di parte civile solo nei confronti di Venafro. Ammesse anche le prove richieste dalle parti: dai testimoni alle trascrizioni delle numerose intercettazioni telefoniche che coinvolgono gli imputati. Il tribunale ha ammesso i tre testi richiesti dal pm Cascini: il maresciallo dei Ros Giovanni De Luca, il capitano dei Ros Federica Carletti ed Elisabetta Longo, presidente della commissione aggiudicatrice della gara d’appalto sul Recup, oggetto proprio dell’inchiesta che ha travolto Venafro e Monge. Secondo l’accusa infatti, Venafro, che ha rassegnato le dimissioni da capo di gabinetto il 24 marzo scorso, avrebbe utilizzato il suo ruolo per interferire nella gara d’appalto sul Recup, veicolando una fetta dell’appalto in questione alle coop di Salvatore Buzzi. Secondo i pm, l’appalto sarebbe stato aggiudicato in un’ottica di spartizione tra cooperative vicine ad ambienti di destra e di sinistra. La gara poi è stata comunque sospesa su iniziativa di Zingaretti dopo gli sviluppi dell’inchiesta su Mafia Capitale. Nella vicenda dell’appalto Recup sono coinvolti altri soggetti, già imputati nel maxiprocesso a Mafia Capitale che si sta svolgendo nell’aula bunker di Rebibbia. Oltre a Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, figurano in questo episodio di turbativa d’asta anche Luca Gramazio, quale consigliere regionale del Pdl, Angelo Scozzafava, componente della commissione aggiudicatrice della gara, il manager Fabrizio Franco Testa e alcuni collaboratori di Buzzi. Soddisfatta Cittadinanzattiva, come le altre associazioni e cooperative, per essere stata accettata la sua richiesta di costituzione di parte civile nel processo: “Siamo molto soddisfatti – ha spiegato il legale della onlus, Stefano Maccioni – anche perché siamo l’unica associazione ammessa come parte civile in tutti i processi di Mafia Capitale. A dimostrazione del fatto che i cittadini possono ottenere giustizia in questo Paese. Approviamo anche la decisione dei giudici di tenere separato il processo che coinvolge l’ex sindaco Gianni Alemanno da questo visto che parliamo di due fatti che oggettivamente sono differenti”.
Risolte le questioni preliminari ora il processo entra nel vivo. Appuntamento il prossimo 18 aprile per ascoltare il primo teste dell’accusa, il maresciallo dei Ros Giovanni De Luca.
Luca Teolato
