E la politica si difende cercando di ridimensionare il fenomeno.
E’ ormai l’intreccio sempre più organico tra la politica, amministrazione capitolina e malavita, ossia siamo in quella fase che precede la conquista del potere da parte del crimine organizzato. Non è vero che la politica nazionale è sconvolta dagli eventi accaduti, anzi, il Ministro degli Interni Alfano, qualche giorno fa ha detto che Roma non è una città marcia, che il Comune non è infiltrato dalla criminalità organizzata e quindi è fuori luogo parlare di scioglimento dell’amministrazione. Ergo, noi poveri cittadini dobbiamo dedurre da queste dichiarazioni che la Capitale è una città sana. Allora ci spieghiamo il perchè tutti i suoi politici più noti, da Rutelli a Veltroni, da Tajani a Meloni, a Zingaretti, in tutti questi anni non si siano accorti di nulla. Per non parlare poi della casta dei Pm che si sono succeduti alla guida dell’Ufficio della Procura romana, eccetto il dr. Pignatone, che in tutti questi anni non hanno avuto la fortuna di indagare nemmeno su uno di questi fatti. Ma bisogna riconoscergli l’attenuante di rito: fino alla scorsa settimana, Roma era una città sana. Nel nostro beneamato Paese quando si pongono questioni scomode a cui guardare fino in fondo, la politica non usa farlo, anzi cerca di ridimensionarle nella loro portata, di minimizzarle. Di fronte al’assalto del tesoro capitolino, da parte dei vari Carminati e dei loro associati, si risponde che si tratta di bulletti, quindi niente scioglimento del Comune di Roma per infiltrazione mafiosa, ma semplice rimpasto in giunta e un po’ di rotazione per le cariche dei dirigenti. E si riparte. La verità è che fino a che Berlusconi dominava la scena politica, ogni fatto di corruzione o malaffare, dava subito il via ad aspri scontri politici. Oggi invece con il Cavaliere ormai al crepuscolo, i politici sia di destra che di sinistra, sembrano aver contratto un tacito e trasversale accordo di minimizzare eventi come quelli accaduti, di far finta di non sentire, di tendere all’assopimento. Cercano di seminare in modo ipocrita una sorta di ottimismo, di speranza ormai rubata al Paese, soprattutto alla gioventù che guardando agli eventi di questi giorni, matureranno sempre di più rabbia e risentimento verso il loro Paese e le istituzioni che lo rappresentano. Una politica che a secondo delle occasioni si presenta cinica, sorda e cieca, che non guarda ,ormai, all’immagine deleteria che l’Italia si è “conquistata” nel mondo: uno dei Paesi più corrotti. Una classe politica che contrariamente a quanto immagina, sarà presto sopraffatta e spazzata via dagli stessi eventi negativi, a cui consapevolmente contribuisce. Per dirla con un’espressione colorita e tipicamente romanesca: “Signori miei nun c’è più trippa pe’gatti”. E’ finito il tempo che all’attacco vanno sempre gli altri e noi colpire di rimessa.