L’imprenditore Alfio Giuseppe Castro, si è visto confiscare 18 mln di euro di beni, dopo il decreto emesso dal Tribunale di Messina. Il 58enne, ora è collaboratore di giustizia. Lo scorso marzo i carabinieri del Ros avevano sequestrato i beni a Castro. Si tratta di tre imprese di costruzioni ed il relativo patrimonio aziendale, una villa, quattro appartamenti, diversi autoveicoli, una proprietà fondiaria dell’estensione di circa 10 ettari, e numerosi conti correnti bancari. Le indagini economico-patrimoniali, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, avevano permesso di accertare una forte sproporzione, tra l’ingente patrimonio individuato ed i modesti redditi dichiarati dall’uomo. Castro, già condannato in via definitiva per mafia, è ritenuto il referente, per conto della famiglia mafiosa di Nitto Santapaola, delle attività criminali nel comprensorio di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina). Nel 2000, il collaboratore di giustizia Salvatore Chiavetta aveva accusato Castro di avere assunto la funzione di collettore dei proventi delle attività estorsive perpetrate dall’organizzazione mafiosa di Santapaola, assicurando che gli imprenditori corrispondessero, attraverso rapporti di subappalto, il prezzo delle estorsioni.
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