Sono stati sospesi dalle carica sindaco e consiglieri del comune di Corleone (Pa). La decisione è stata presa dal prefetto di Palermo, Antonella De Miro in seguito allo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose disposto dal consiglio dei Ministri il 10 agosto scorso. Stamane si è insediata la Commissione straordinaria composta da Giovanna Termini, viceprefetto, Rosanna Mallemi, viceprefetto aggiunto e da Maria Cacciola, funzionario economico finanziario. Alla guida del comune c’era Lea Savona, eletta alle ultime amministrative con una lista civica di centrodestra. Lo scioglimento del Comune, che diede i natali a Totò Riina e Bernardo Provenzano, arrivò dopo la dichiarazione fatta a gennaio dal ministro degli Interni Angelino Alfano che rese noto l’accesso agli atti del Comune.
L’indagine – spiegò allora lo stesso sindaco – riguardava l’assegnazione di alcuni appalti come quello relativo alla costruzione di un impianto polivalente nei pressi del campo sportivo. La gara finì all’attenzione della Procura di Palermo che arrestò un dipendente comunale, Antonio Di Marco, indicato dagli inquirenti come il nuovo capo mandamento. Di Marco, custode del campo sportivo, dove si sarebbero svolti anche summit di mafia, in alcune intercettazioni avrebbe fatto riferimento alla possibilità di fare pressioni presso gli uffici comunali per pilotare i lavori. Nel fascicolo della Dda si parlò anche il fratello del primo cittadino, Giovanni Savona. Il capo famiglia di Chiusa Sclafani, Vincenzo Pellitteri, non sapendo di essere intercettato, diceva è “un grande amico nostro, solo che lui è allacciato con Mario”. Dove Mario era Mario Grizzaffi, fedelissimo di Toto’ Riina e fratello del boss Giovanni. Dopo l’accesso agli atti fu la volta delle commissioni Antimafia nazionale e regionale. La Savona, che anni fa vinse anche il premio intitolato alla memoria del giudice Paolo Borsellino, venne ascoltata dall’Antimafia regionale. Disse: “Avrò peccato di leggerezza, inesperienza, di qualche sbavatura, ma non posso essere considerata vicina ad ambienti mafiosi” – disse – Rinnegherei il nome che porto e mi dissocerei dalla mia stessa famiglia se mio fratello fosse coinvolto in qualche organizzazione”.