Beni, assetti societari e rapporti finanziari per un valore complessivo di 50 milioni di euro sono stati sequestrati dalla polizia ad un imprenditore pontino arrestato nel 2020 per bancarotta fraudolenta, trasferimento fraudolento di valori, corruzione, autoriciclaggio, sequestro di persona ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il provvedimento, disposto dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Roma alla luce della “pericolosità sociale” dell’uomo, ha portato al sequestro (finalizzato alla confisca) di impresa individuale, una fondazione, la totalità delle quote e l’intero patrimonio aziendale di 37 compagini societarie (di cui 4 nel Regno Unito e 2 in Moldavia) 119 fabbricati e 58 terreni, 55 veicoli, 1 imbarcazione e 72 rapporti finanziari. “L’imponente sequestro eseguito oggi dalla polizia di Stato a carico di un imprenditore pontino – commenta il Direttore Centrale Anticrimine Francesco Messina – scaturisce da una misura di prevenzione patrimoniale proposta congiuntamente dal Procuratore di Roma e dal Questore di Latina.
Tale risultato testimonia l’efficacia delle indagini di prevenzione afferenti ai patrimoni illecitamente accumulati nel tempo dalle organizzazioni criminali di stampo mafioso, che sovente si avvalgono del contributo di professionisti che prestano la loro opera per dissimulare la provenienza illecita di tali ricchezze. L’imprenditore destinatario del sequestro di oggi ha così accumulato negli anni un patrimonio immobiliare e mobiliare pari a ben 50 milioni di euro, costituendo un numero elevato di compagini societarie, talune delle quali operanti in territorio estero, così ampliando gli effetti criminali dei reati originari commessi dall’organizzazione mafiosa, i cui proventi, una volta finiti nella disponibilità dell’imprenditore, hanno in maniera perversa causato ulteriori danni alla collettività, arrecando pregiudizio al sistema economico e alla libera concorrenza. In attuazione di una precisa strategia investigativa adottata dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, ancora una volta, è stato colpito il patrimonio illecitamente accumulato in modo complementare all’azione di contrasto in precedenza portata a conclusione nei confronti della componente militare dell’organizzazione criminale di riferimento del proposto”, conclude Messina.