Luca Palamara dopo aver fatto tremare le vene dei polsi ai colleghi magistrati con cui ha condiviso i giochi di potere dove si decidevano carriere assegnando poltrone fa sapere che non farà nomi.
Scende quindi il sipario su quei personaggi che, in questi anni, hanno fatto il bello e il cattivo tempo, assieme a Palamara, al Csm come dentro l’Anm, come nei palazzi del potere dove si decidevano i destini giudiziari di italiani più o meno famosi.
Mi sento un uomo delle istituzioni. So che devo difendere me stesso. Non farò una sorta di chiamata in correità collettiva – rassicura Palamara ai microfoni di Radio Uno In viva voce. – Dovrò raccontare fatti e vicende che riguardano la mia attività politico associativa.
Il lavoro del leader rappresentativo non è uguale a chi va in udienza ogni giorno – ammette Palamara. – Ma è un lavoro che si svolge in una sfera diversa. Dove si hanno rapporti con la politica, con le istituzioni. E si risponde a numerosissime istanze che provengono da tanti colleghi nessuno escluso. O, meglio: purtroppo spesso sono esclusi quelli che sono fuori dal sistema delle correnti.
‘Dovrò spiegare le mie condotte, avendo chiaro che non sono mai stato animato da sete di potere personale’, ragiona Palamara.
In questo momento sono io ad essere accusato e incolpato. Quindi devo avere la possibilità di difendermi. E, difendendomi, parlare chiaramente di come è stato caratterizzato questo sistema delle nomine – anticipa la sua strategia Palamara – che presuppongono accordi estenuanti tra i vari gruppi con la componente laica del Csm. E ci sono anche incontri con altri esponenti della politica. Il che non significa minare l’autonomia della scelta del Consiglio superiore della magistratura.
Questo sistema, si difende l’ex-presidente dell’Anm, non l’ho inventato io. E io non ero che una delle interfacce. Negare questo – ha concluso – significa negare l’evidenza della realtà.
‘Se pensano di cavarsela così significa che non hanno capito la gravità della crisi di credibilità che li riguarda. Credo che sia un provvedimento ingiusto e alla lunga perfino controproducente per i magistrati che immaginassero di chiuderla così’, afferma Matteo Renzi, intervistato dal direttore de ‘Il Dubbio’, Carlo Fusi, a proposito del’espulsione dall’Anm di Luca Palamara.
Il sistema delle correnti -ricorda l’ex premier- nasce da prima di Palamara, prosegue con lui, sta continuando nel dopo Palamara. E ciò che forse sarebbe davvero necessario è impostare un ragionamento scevro da ipocrisie. Che permetta di andare fino in fondo per capire cosa funziona e cosa no. Per intenderci: molte delle nomine che sono state fatte con il sistema delle correnti sono risultate nomine comunque di prim’ordine. Non tutte , ma molte sì.
Non è vero dunque che il sistema delle correnti premia sempre i peggiori. No, ci sono dei signori procuratori della Repubblica che sono bravissimi e che meritano il massimo rispetto: espressione appunto del sistema delle correnti. Ce ne sono altri, invece, diciamo meno bravi ma lo stesso premiati in ragione soprattutto della loro ‘appartenenza’. Pensare che questo decennale meccanismo sia attribuibile alle sole cene di Palamara -conclude Renzi- è poco più che una barzelletta.